Nell’anno d’oro di Vucinic, manca solo la Lazio

18/04/2010 alle 11:43.

IL ROMANISTA (P. BRUNI) - SCRIVI VUCINIC e leggi

Una sorta di Delvecchio capelliano, ovviamente facendo le debite differenze. Nell’ultima sfida interna con l’Atalanta, ad esempio, fin quando non è stato sostituito, oltre al consueto contributo sotto porta, spesso si è sacrificato a fare il terzino sporcando un’infinità di palloni e facendosi, poi, trovare pronto al pressing nella metà campo rivale per far salire la squadra. Insomma, tanta disciplina tattica assistita da cuore, grinta e polmoni da decatleta. Già questo, facendo due calcoli, potrebbe bastare per far capire uno dei motivi per cui la Roma si è ritrovata a lottare per il vincere lo scudetto e la coppa nazionale. Un’evoluzione costante quella di Vucinic da quando, ancora pupo, ed era l’estate del 2006, arrivò dal Salento.

Ormai, superate le difficoltà d’inserimento, si può dire senza il rischio di essere smentiti che la lupa capitolina gli sia entrata nei globuli rossi. La prossima paternità, poi, ha ulteriormente smussato i ruvidi spigoli da guascone balcanico.

La sua tradizione, nei derby contro la Lazio, non è proprio da sfregarsi le mani. L’unica rete messa a segno contro i biancocelesti, infatti, risale al novembre 2007 nella vittoria romanista per 3 a 2. Un campanello d’allarme? Ci sarà da preoccuparsi? Macché. Le statistiche corrono in aiuto (si fa per dire) del numero 9

giallorosso: il 1 maggio 2005, Mirko ancora vestiva la casacca del Lecce e ricopriva il ruolo di terminale principale nel tridente di Zeman. Nonostante fosse stato in dubbio fino all’ultimo momento per una distorsione alla caviglia destra, scese in campo e rifilò una devastante tripletta a quella che, di lì a poco, sarebbe diventata la sua più agguerrita avversaria: la Lazio. In questo caso, gli scongiuri sono d’obbligo ma

le cifre in qualsiasi modo le si voglia girare, non mentono mai.