Milano e Roma, da un derby all'altro

16/04/2010 alle 13:10.

CORSPORT - A cinque giornate dal termine, dato uno sguardo alla classifica e preso at to dell'atmosfera di euforia che si vi ve sulla sponda romanista, viene spontaneo chiedersi dove si siano am macchiati gli accesi sostenitori del ' partito anti- Rosella'. Non sappiamo, non essendo aruspici, se la Roma vin cerà o meno lo scudetto, ma una cosa è certa: la figlia di Franco Sensi si è battuta virilmente, se è lecito usare questo avverbio, in difesa della Roma voluta, costruita, amata dal padre. Comunque vada, la presidentessa me rita un grande applauso per quanto ha saputo fare nei difficilissimi mo menti dell'emergenza.

Tra aule di tribunale e sfide di cam­po, è la settimana di Inter- , quel­lo che in altri tempi - e che tempi ! ­simboleggiava il derby d'Italia e che ora è per prima cosa il derby dei ve­leni, un figlio spurio prima di Calcio­poli/ 1, ora di Calciopoli/ 2, un misero intrigo tra altolocati dirigenti e disin­volti personaggi del mondo arbitrale. Se derby dell'odio fu già definito quel­lo dell'andata, quale meno commen­devole etichetta si potrebbe affibbia­re a questo in cartellone stasera a San Siro?

Meglio sorvolare. Ma c'è un altro derby, quello romano, che nell'occa­sione esprime importanza non soltan­to locale, ma anche nazionale: si trat­ta del penultimo ostacolo alto - il prossimo sarà il match all'Olimpico con la Sampdoria di Del Neri e Cassa­no - che la Roma dovrà superare sul­la strada che porta allo scudetto. I trentuno punti che, al di là delle peri­pezie patìte dalla Lazio, separano la Roma dall'acerrima rivale, la dicono lunga sulla consistenza dei due orga­nici. La Roma è certamente più forte e meglio attrezzata della Lazio, ma spesso un derby si sottrae a ogni logi­ca, perché influenzato da fattori che prescindono dai valori squisitamente tecnici: la ' vis' agonistica e le impen­nate di orgoglio dei più deboli, come la sicumera o le omissioni dei favori­ti contribuiscono a cambiare le carte in tavola e a smentire, fino a esporlo al ridicolo, il più ragionevole dei pro­nostici. La Roma è arbitra del suo destino, al contrario dell'Inter, alla quale non basterebbe vincere sempre da qui al 16 maggio nel caso in cui la fresca ca­polista facesse altrettanto. Ma c'è di più: nell'ipotesi di un arrivo in parità, prevarrebbe comunque la Roma, in virtù dei migliori risultati conseguiti contro i nerazzurri. Insomma, se nes­suna delle due potrà più sbagliare una mossa, l'Inter sarà tenuta a sba­gliare meno della Roma, che è assi­stita da buona forma e da un'efficien­za certificata da ventitré giornate senza sconfitte e da cinque vittorie consecutive. L'Inter è tra due fuochi: campiona­to e . Stasera la , alla quale i suoi inviperiti tifosi chiedono di sputare fuoco dalle narici, martedì la prima semifinale, a San Siro, con il del travolgente , per tacere di Ibrahimovic. C'è un dato ab­bastanza significativo sul quale Mou­rinho dovrebbe riflettere: le quattro sconfitte incassate in campionato dal­la sua squadra sono maturate tutte al­la vigilia di un impegno europeo. Il che vuol dire che, in vista della Cop­pa, l'Inter perde concentrazione op­pure che il delle sue risorse è amministrato in modo approssima­tivo. Tre partite consecutive in casa ­la terza è con l'Atalanta - potrebbero consentirle di tenere sempre nel mi­rino i suoi obiettivi, dopo quello, ap­pena centrato, della finale di Coppa Italia. Auguri. All'andata, il ponte di comando ju­ventino era affidato a Ciro Ferrara: vinsero i bianconeri grazie a un mi­sterioso autogol attribuito a Lucio e a una prodezza di Marchisio, che vani­ficò il pareggio di Eto'o. Le proteste all'indirizzo dell'arbitro Saccani co­starono a Mourinho l'espulsione dopo appena ventuno minuti. Un po' troppo vivace il portoghese, anche quando non ha torto. Stavolta, a guidare la Ju­ve sarà il buon Alberto Zaccheroni che, nel campionato 2003- 2004, mollò alla , da interista di passaggio, una doppia sberla. Sarà in grado, con la sua senza gioco né identità, di fermare l'Inter e di consegnare lo scu­detto alla Roma di Ranieri, un anno fa cacciato dalla dirigenza juventina a due tappe dalla fine? Un vero e pro­prio sfregio che la degli Agnelli e dei Boniperti non avrebbe mai in­flitto al più fallimentare dei suoi alle­natori.