CORSPORT - Ora che è salito «sul vulcano » , come ha detto lui parlando della vetta più alta della carriera, vuole farsi conoscere dal mondo come lEyjafjallajökul, quel brontolone islandese che in pochi minuti si è impossessato del cielo diffondendo la sua energia. Jeremy Menez ha impiegato quasi due anni per impossessarsi della Roma e non ha intenzione di tornare a terra. Ranieri a un certo punto laveva messo in fondo alla lista, dietro a Totti, Vucinic, Julio Baptista, Okaka e poi Toni. Era disposto a venderlo a gennaio. Adesso non ne può fare a meno perché « è un diamante, uno di quei giocatori per il quale vale la pena pagare il prezzo del biglietto. Tipo Totti e Del Piero » . Poche volte Ranieri si sbilancia così. Devessere vero.
INAMOVIBILE - Contro la Sampdoria in alcuni momenti è stato inafferrabile, sia sulla fascia destra che in mezzo, da trequartista puro. A Parma, sabato primo maggio, è il più sicuro di lavorare tra i compagni dellattacco. Totti e Toni sono in ballottaggio per il ruolo di centravanti, Vucinic è un po affaticato, Menez sarà in campo. La sua imprevedibilità è indispensabile soprattutto in questo momento, con la squadra in debito dossigeno alla fine di una stagione massacrante.
CAMBIAMENTO - Come mai prima no e ora sì? E stato Menez a modificare i suoi comportamenti, con l'aiuto dei compagni, dopo le sculacciate dellallenatore. Un litigio prima di Roma-Chievo, a gennaio, è stato la svolta perché ha portato a unesclusione disciplinare e a un chiarimento a quattrocchi. Da lì si è visto il nuovo Jeremy, non soltanto mago Houdini come lo chiamano i tifosi, non soltanto figlio delle banlieues
parigine. Ha cominciato a prendere sul serio gli allenamenti, a inseguire gli avversari in campo, a rimanere dentro alla partita senza troppe pause. Ormai, a una settimana dal ventitreesimo compleanno, sembra pronto per la nazionale francese dove Franck Ribery, ieri eliminato dall'Uefa per la finale contro lInter, lo aspetta a braccia aperte: «E' il miglior talento che abbiamo » .
LORA DEI GOL - Su due cose Menez deve crescere. La prima: cerca in maniera ossessiva il contatto fisico
« perché a me piace prendere il pallone e sfidare l'avversario. Non c'è niente che mi gratifichi di più» . E un gioco pericoloso. Con molti arbitri comporta il rischio di ammonizioni per simulazione e, nella migliore delle ipotesi, tanti palloni persi. La seconda carenza è il gol. Prova spesso il tiro, sfruttando la capacità di calciare sia con il destro che con il sinistro, è andato vicino al bingo anche domenica contro la Sampdoria ( strepitoso Storari), ma è ancora fermo alla rete segnata a San Siro contro il Milan il 18 ottobre, più di sei mesi fa. Un calciatore di qualità, un calciatore del suo ruolo, ha il dovere di incidere di più in area di rigore. Un precedente lo incoraggia: nello scorso campionato, il primo italiano, segnò due gol nelle ultime due partite, portando a quattro il totale stagionale. E ora di aumentare la dote: la Roma ne ha bisogno per inseguire lInter.