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Ménez: "Mi sento come su un vulcano"

24/04/2010 alle 12:54.

IL ROMANISTA (G. PIACENTINI) - Jeremy Menez è l’altra faccia della medaglia di Antonio Cassano, o anche di Mario Balotelli. E’ il ragazzino diventato uomo, il talento che non è più fine a se stesso ma messo a disposizione della squadra. E’ uno che ha capito e propri errori e adesso sta passando alla cassa a raccogliere quello che la natura gli ha regalato e che lui stava sprecando.

E una buona parte del merito, oltre che sua, è di Claudio Ranieri che in questi mesi romanisti ha saputo alternare il bastone e la carota. «Quattro mesi fa - la sua confessione a francefootball - ho avuto una bella discussione con l’allenatore. Abbiamo messo le carte in tavola e soprattutto lui mi ha detto che credeva in me. Avevo forse bisogno di sentire quelle parole». E’ sempre stato considerato un predestinato, Jeremy Menez: a tredici anni è stato tesserato dal Sochaux, con il quale ha debuttato poi in Ligue1 nel 2004, Al Sochaux ha stabilito due primati: è stato il più giovane calciatore, nella storia della Ligue1, a firmare (a quindici anni) un contratto professionistico ed è stato anche il giocatore più giovane (sedici anni) a realizzare una tripletta: il 22 gennaio del 2005 festeggiò tre gol nello spazio di sette minuti contro il Bordeaux.

In Francia, insomma, era considerato l’erede naturale di Zinedine Zidane: molto più dei suoi coetanei Benzema, Nasri e Ben Arfa. I quattro moschettieri, erano soprannominati dai tempi delle nazionali giovanili. Lui dopo il passaggio alla Roma sembrava aver smarrito la strada. Ora l’ha ritrovata. «Io so che ho delle qualità, ma avevo bisogno di crescere mentalmente. Ho fatto degli sforzi in questa direzione e, oggi, stanno pagando. Ho vissuto la mia prima esperienza all’estero a 22 anni e ho preso coscienza di certe cose. Ormai mi diverto». E insieme a lui si divertono anche i tifosi giallorossi che, come Ranieri, lo hanno aspettato con pazienza.

La gente romanista è in fibrillazione come non succedeva da anni. Se ne è reso conto anche il francesino. «Siamo su un vulcano. I tifosi sono in tripudio dopo la nostra vittoria nel derby contro la Lazio, e per il primo posto. Sta succedendo qualcosa di incredibile ma non bisogna bruciarsi. Abbiamo sempre un punto di vantaggio sull’Inter, ci sono quattro partite, tra cui quella determinante contro la Sampdoria che cerca la qualificazione alla . Non abbiamo ancora fatto centro, lo scudetto è ancora lontano».

Nel derby è stato uno dei migliori in campo e per questo domani sera Ranieri dovrebbe preferirlo a Luca Toni. Una promozione che Jeremy, che è consapevole di stare attraversando un grande momento di forma, si è meritato sul campo. «Sto talmente bene che posso giocare a destra, al centro o a sinistra. A centrocampo o in attacco non mi pongo più questi problemi. Do tutto per la squadra. Sono più completo e rigoroso tatticamente. Ho trovato il mio percorso, mi sento appagato. Alla Roma mi sono fatto il mio nido». Se continuerà in questo modo gli si potrebbero, a sorpresa, riaprire anche le porte della Nazionale per il Mondiale sudafricano. La speranza c’è, e Jeremy non la nasconde. «Ci credo fino in fondo, dire il contrario sarebbe mentire».