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GASPORT - Le strade dello scudetto della Roma passano per lOlimpico: tre partite in casa contro Atalanta, Sampdoria e Cagliari, più il derby dove i giallorossi giocano fuori casa, ma ci sarà ugualmente una curva intera e non solo - a trascinare la squadra. Roma capoccia nella sua tana, come ai tempi di Testaccio, quando il campo più amato della storia giallorossa tra il 1929 e il 1941 fu una vera roccaforte. Campo Testaccio, ricorda chi allora era bambino, dava i brividi. Le tribune erano in legno e quando i tifosi cominciavano a battere i piedi per incoraggiare la squadra, il rumore era assordante.
LA ROMA TESTACCINA Questa Roma è testaccina, e non solo perché il suo allenatore, Claudio Ranieri, è nato a San Saba, ma frequentava sin da bambino il quartiere storico della Roma. È testaccina perché ha un capitano romano (Totti è nato a via Vetulonia), un capitano futuro che sa di mare (De Rossi è di Ostia), perché Rosella Sensi è romana della zona Aurelia, perché il direttore sportivo Pradè è romano dellAventino e Bruno Conti è nato a Nettuno, ma lo sguardo di Roma si allunga fino laggiù. Una squadra così è figlia del popolo e legatissima al suo popolo. La Roma ha ottenuto 40 punti, finora, nella sua arena: solo lInter, sempre con 40 punti, tiene il passo. Ma la Roma ha vinto di più: 13 partite, contro le 12 dei nerazzurri. La Roma, in compenso, ha perso due volte
GIGI PROIETTI Ma comè la Roma testaccina vista da una delle voci più autorevoli di Roma? Il maestro Gigi Proietti ha una teoria molto semplice: «Ranieri è nato da quelle parti e abbiamo sfatato anche il concetto che nessuno è profeta in patria. È chiaro che questa squadra, piena di romani, ha un feeling particolare con il suo popolo». E ride, Proietti. «Sa una cosa? Mentre sto parlando di Romaho qui conmedue interisti. Quanto me piace parla di Roma di fronte a loro». E ride ancora. Maestro, anche lei è scaramantico? «Certo, sono un teatrante, quindi molto scaramantico. Per questo motivo parlo a fatica di Roma in questi giorni, ma poi quando vengo trascinato nella bolgia, non mi fermo più». A Roma circola da tempo, con tanto di magliette semiclandestine, lo slogan «non succede, ma se succede». Il maestro ascolta, ci pensa un attimo e corregge il tiro: «Io direi così: «Nun succede, Dio ne guardi, ma se succede...». Se succede, anche il maestro al Circo Massimo a fare baldoria? «Sì, ma io non mi spoglio».