Lippi: "Non voglio galli nel pollaio"

14/04/2010 alle 08:20.

CORSERA (D. BERSANI) - Al sesto seminario internazionale sugli sport di squadra, organizzato ieri a Roma dal Coni, si respirava già aria di Mondiale. A meno di due mesi dall’inizio del torneo in Sudafrica, Marcello Lippi ha spiegato i segreti nella «costruzione e gestione di un gruppo». Sessantadue anni appena compiuti, il c.t. della nazionale vive con l’entusiasmo di un debuttante: «Non vedo l’ora di partire per quest’avventura e vivere quella centrifuga di emozioni insieme ai miei ragazzi. Porterò con me i fuoriclasse in campo e fuori, resteranno a casa le primedonne. Le mie decisioni non sono definitive, ma resto convinto che renderanno al meglio anche quei calciatori che hanno vissuto un’annata negativa nelle squadre di club».



Forse condizionato dalle polemiche a distanza d’inizio stagione con Mourinho, quando indicò la come favorita numero 1 in campionato, Lippi si esime da altri pronostici: «Non entro nei dettagli: seguirò le restanti partite con interesse e senza coinvolgimento emotivo. Il vantaggio in classifica della Roma è importante ma non decisivo: vale lo stesso discorso fatto per l’Inter fino a domenica scorsa. È chiaro che ora il destino dei giallorossi dipenderà solo dalle loro partite, ma il cammino è lungo e lo scudetto potrebbe anche decidersi all’ultima giornata».



A proposito di Roma, inevitabile la domanda sul possibile ritorno in azzurro di , assente dalla finale di Berlino 2006. Lippi è volutamente cauto: «Sento spesso Francesco telefonicamente, ma non ne abbiamo parlato». La naturalizzazione di Amauri aumenta l’abbondanza di scelte per il suo attacco: «Ha le stesse chance degli altri. Io non gli ho fatto alcuna promessa. Le critiche che ha ricevuto sono ingenerose: lui si sentiva italiano, voleva giocare per l’Italia e noi ne eravamo informati. Quando veniva interpellato in Brasile non poteva essere esplicito, ma il ragazzo non ha mai tenuto il piede in due staffe». Chiusura ben più stizzita, invece, sugli sviluppi del processo a Calciopoli: «Non ne parlo. Tutti sappiamo come andarono le cose 4 anni fa, ma è inesatto dire che siamo diventati campioni del mondo per quelle vicende».