Liberi di provarci. Questo è il bello

27/04/2010 alle 12:26.

GASPORT - Ieri attraverso l’Urbe, oltre al Tevere, serpeggiava un sospetto inquietante: la Roma potrebbe aver perso lo scudetto per colpa di un arbitro interista, nato troppo vicino a Cassano. Dagli archivi è riemerso un polveroso ritratto del barlettano Antonio Damato che otto anni fa, all’esordio in C1, veniva presentato come estimatore dei nerazzurri e di FantAntonio. L’«inadeguatezza» dell’arbitro di Roma-Samp, denunciata da Rosella Sensi, diventava così sospetta. Meglio recuperare le parole oneste di Daniele De Rossi:

Se una squadra più attrezzata e più ricca ne rimonta un’altra a costo zero, sfiancata da una rincorsa storica, forse c’è una logica. Testimone non banale . Dopo un amaro 3-3 a San Siro, tuonò: «Qui è sempre così. Non ci lasciano vincere lo scudetto». Stavolta non spara. Fa bene. Nessuno ha impedito alla Roma di mettere in fila 24 risultati utili e di rimontare 14 punti alla poderosa Inter; nessuno le avrebbe impedito di vincere domenica, se non avesse sprecato tanto. Il sorpasso all’Inter avvenne dopo il mezzo passo falso di Firenze, arrivato invece del temuto biscotto. Mourinho, che sventolava manette e complotti, ha risorpassato un avversario che lamenta rigori non dati. Zamparini borbottava: «La ? Se ci fanno andare...» Dopo aver battuto per la seconda volta il Milan, ha scoperto di poterci andare liberamente: «Se vinciamo a Siena, in al 70%». Molti sospettavano che la nobile avrebbe goduto di un traino di favore, invece è quasi fuori dalla . Ognuno ha potuto giocarsi le sue possibilità.

L’affascinante imprevedibilità del campionato è figlia della sua libertà. Chi vive di calcio dovrebbe godersela e difenderla, con senso di responsabilità, invece di minarla al primo gol balordo. Seminare dubbi, a volte, è seminare violenza. In questi giorni si discute in tribunale di un tempo non lontano in cui certi arbitri tifavano per certi dirigenti e non per la loro squadra da bambini. Stavamo peggio.