IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Da dieci anni, allinterno dei nostri confini, comandano in due. LInter e la Roma, soprattutto sfidandosi tra loro e in ogni competizione nazionale. In campionato, in Coppa Italia e nella Supercoppa italiana. Può finire così anche stavolta. Laritmetica tiene teoricamente ancora in ballo il Milan, mancando quattro turni alla conclusione del torneo, ma al momento le protagoniste restano quelle di sempre, dal 2000-2001 a oggi.
Il duello che sembra non finire mai, dieci stagioni in cui i campioni dItalia uscenti hanno vinto di più, si sta accendendo nel finale di unannata in cui lInter è addirittura in corsa su tre fronti, con la possibilità di centrare la finale di Champions, il 22 maggio a Madrid, dopo il netto successo sul Barcellona nella semifinale dandata di martedì sera.
Cè modo e modo di confrontarsi fuori del campo. Massimo Moratti, dopo il primo sorpasso giallorosso di due domeniche fa, fece i complimenti alla società giallorossa. Mercoledì sera Claudio Ranieri, rispettando i rivali di questa volata scudetto e della finale del 5 maggio, a Udine ha ricordato: «Si può fare calcio anche in un altro modo». Riconoscendo al club di Moratti di essere una superpotenza internazionale e agli uomini di Rosella Sensi un grande lavoro di gruppo. «A loro che spendono tanti soldi ci opponiamo con la forza delle idee».
Cè modo e modo, dicevamo, di essere avversari, sul campo e anche a parole. Perché dopo il derby di Roma e dopo il gesto di Totti a fine partita, in tanti e anche non direttamente coinvolti, sono andati giù pesanti sul comportamento del capitano giallorosso. Passano quasi in secondo piano le difese spontanee e non a richiesta del totem laziale Paolo Di Canio, reo confesso di gesti peggiori nel derby, e del cittì azzurro Marcello Lippi, obiettivo del passato proprio del romanista dopo una quaterna subita allOlimpico con la sua Juve. Restano, invece, i veleni di chi sintromette in una disputa solo capitolina. E, visti da Trigoria, infastidiscono quelli che arrivano da Casa Inter. Perché, al termine della gara con il Barcellona, Josè Mourinho, tirando fuori dal taschino la sua squalifica di tre giornate per il gesto delle manette, ha nuovamente attaccato la giustizia sportiva italiana per il perdono a Totti, graziato e semplicemente multato. Nessuno che abbia spiegato al portoghese la differenza tra i due gesti: uno mette in discussione le istituzioni del calcio, laltro è sfottò e basta. Nessuno, a lui che ultimamente non parla di campionato (poi, però, se ne ha bisogno, come martedì, lo fa), lo consiglia. Anzi, lo spalleggiano. Guardate lintervento dellad nerazzurro Ernesto Paolillo qui a fianco: «Due pesi e due misure» per i due protagonisti.
Se è lInter che, ufficialmente, prende posizione, la Roma non può non reagire. «Giù le mani da Totti» è la replica di Rosella Sensi a fine giornata, quando con un comunicato sul sito della Roma si schiera al fianco del capitano. Questa la sintesi del presa di posizione del club giallorosso: «Francesco Totti negli ultimi giorni è stato oggetto di attenzione da parte di sportivi, tifosi, media. LAS Roma, dopo aver messo in atto tutte le possibili misure preventive in vista del derby (nessuna dichiarazione, massima collaborazione con le forze preposte alla sicurezza), intende chiedere il rispetto per i propri tesserati, invitando tutti i componenti del mondo del calcio a comportarsi con la massima sportività. Il capitano della Roma, dopo aver festeggiato la vittoria con i compagni sotto la curva sud, ha compreso che un gesto, rivolto ai tifosi giallorossi, era stato frainteso e per questo si è scusato immediatamente, domenica sera. Totti è una delle poche bandiere del nostro calcio, un modello positivo per tanti bambini conquistati dal suo modo di giocare e dai suoi comportamenti fuori del terreno di gioco. Francesco ha il dono dellironia e una straordinaria sensibilità che lo ha caratterizzato nellimpegno sociale, spingendolo al fianco dei meno fortunati, romanisti o laziali o di altre squadre. Un campione universale, in grado di polverizzare i primati della storia romanista, che anche domenica durante il derby, ha dimostrato la propria professionalità incitando i compagni al fianco di De Rossi, in panchina. Un patrimonio del calcio italiano. La Roma lo ricorda a tutti».