
CORSPORT (E. INTORCIA) - Cinquantamila spettatori. Tre anelli. Cè pure la fermata della metro, comoda comoda per arrivarci, molto british come idea, allo stadio coi mezzi e tanti saluti al traffico. Verrebbe voglia di giocarla qui, Lazio- Roma. Il derby al Colosseo, sai che spettacolo. Con un po di fantasia sembra quasi di vederlo, smanettando col pc e la realtà virtuale tutto è possibile. Cè da accontentarsi dellOlimpico, se non altro ci sono i seggiolini e non ci si bagna nelle domeniche di pioggia.
Lo stadio è dallaltra parte, del Tevere e della città. Lontano dalle risate dei turisti stranieri, lontano dalle voci dei bambini di tutta Italia in gita con le maestre. Eppure si materializza quasi magicamente sulle bancarelle di souvenir: tra una foto del Papa e un modellino del Colosseo, ecco un adesivo con lOlimpico visto dallalto, stilizzato come se fosse dipinto a mano. Difficilmente finirà su qualche bel frigorifero americano doppia anta da famigliona oversize. « Lo comprano solo gli italiani, o magari spagnoli e inglesi, quelli che sono venuti a giocare in Champions negli ultimi anni » , ci spiega uno degli ambulanti che ogni giorno con la bancarella è lì sotto, che piova o che splenda il sole.
Daltra parte, come dargli torto: vuoi mettere con il Colosseo? Non cè partita.
« E poi sapete come sono sti americani, a loro piace il baseball o quellaltro football » , spiega Marco, uno dei vetturini che parcheggia la sua botticella allombra per far riposare il suo cavallo, Giorgio. Lui scarrozza americani su e giù per Roma, prova a spiegargli il fascino del calcio, la magia del derby con la Lazio, ma niente. Per quelli lì il football è solo quello della palla ovale, dei caschi e delle armature: vanno via, salutano e gli lasciano per ricordo un berretto dei Washington Redskins.
Le bancarelle sono a loro modo un simbolo dintegrazione. I proprietari sono tutti italiani, anzi romani de Roma, stanno lì da generazioni. Però chiedono aiuto a commessi che vengono magari dallIndia o dal Bangladesh. In questo melting-pot dove anche le guide turistiche sono spesso straniere e non parlano litaliano, restano pochi punti fermi per sentir risuonare una parlata nostrana. Ci sono i figuranti che posano per i turisti, intanto. E poi i chioschetti dove comprare panini e snack, bottigliette dacqua e gelati. Restano aperti sei giorni su sette, fino al primo pomeriggio o fino alle otto di sera quando arriva la primavera. E la domenica si fa a turno: chi non lavora riesce a scappare allo stadio, chi resta si arrangia come può.
La radio, intanto, quando va bene una piccola tv da sintonizzare sulle emittenti locali. « Ma ora ci sono antenne nuove da mettere sul tetto dei furgoncini, almeno il digitale terrestre dovremmo prenderlo », raccontano Alessandro e Fabio, amici e concorrenti uniti nei colori giallorossi. Aspettando la tecnologia, toccherà fare una corsa per volare allOlimpico. Un derby così non si può perdere.