IL ROMANISTA - Il 30 maggio 1984 la Roma ha subito la delusione più grande della sua storia. La Coppa Campioni se nè andata ai rigori al termine di una stagione forse irripetibile, con due secondi posti (campionato e Coppa Campioni) e una Coppa Italia ancora in ballo cui nessuno sembra voler pensare. Già si parlava di futuro e il 2 giugno era stato annunciato il nuovo tecnico, Sven Goran Eriksson, che era allOlimpico (in tribuna Tevere) per vedere Roma-Liverpool e che cera anche il 7 giungo
Il presidente Viola ha trascorso la vigilia della gara recandosi nelle stanze dalbergo di tutti i suoi giocatori per cercare di spronarli a reagire, per far capire che l unico modo per alleviare la delusione è quello di voltare pagina e gettarsi nuovamente nella competizione con lobiettivo di vincere. Falcao è tra i più tristi, per alcuni giorni si è chiuso el più totale silenzio, negandosi al telefono e mangiando da solo. La mattina svegliandosi non riesce che a dire: «Non può essere vero, non è possibile perdere così».
Eppure, il 7 giugno succede qualcosa che cambia tutto. Succede che affacciandosi dal sottopassaggio i giocatori vedono lo stadio pieno. Ci sono 67.500 spettatori, neanche in finale ce ne saranno così tanti. «Mi aspettavo di giocare tra pochi intimi - ricorderà Falcao -e invece quando scendemmo in campo sentii lincitamento della Curva Sud, avevo i brividi sulla pelle ci diede una carica enorme, capimmo che non potevamo mollare». La Roma pareggiò quella partita 1-1, ma vinse il ritorno a Milano 2-1 ai supplementari con una doppietta di Cerezo. Eliminato facilmente il Torino in semifinale, la squadra riuscì a vincere la Coppa nella doppia finale contro il Verona. Tutto questo grazie ai 67.500 di Roma-Milan.