
IL ROMANISTA (C. FOTIA) - Fra me e Jeremy è stato amore a prima vista. Di lui mè piaciuto subito latteggiamento sfrontato che indica qualità fuori dal comune. Alla sua età solo chi sa di avere classe da vendere, infatti, può permettersi di puntare tre difensori e saltarli uno dietro laltro, come fosse la cosa più naturale del mondo. Compiere quei cambi di passo, quelle fulminee accelerazioni che rivelano la stoffa del campione.
E non ci ha voluto credere neppure Claudio Ranieri che, come un vero e proprio Mastro, si è messo lì a lavorare la materia prima, andando un po di scalpello, un po di lima, un po di martello, a seconda che bisognasse smussare un angolo, appiattire una gobba, togliere unincrostazione e poi con le mani ha plasmato il gioiello che finalmente rifulge del suo splendore. Ma lavete visto lultimo Jeremy? Lavete visto entrare nel derby e cambiare la partita? Rincorrere avversari senza tregua? Inventare dribbling da urlo e piazzare lassist perfetto? Sarà laria che si respira qua a Roma, sarà la bravura del mister, sarà la grande capacità di gestione psicologica di Montali, gli è che questo Jeremy è tornato a essere uno di quei giocatori che tincantano a vederlo.
Anche lui, come Mexes, come Riise, come Vucinic, è stato conquistato da una città che lo fa sentire amato, compreso, felice. E la felicità per un ragazzo come lui è tutto. Succede qui, questo, mentre a Milano esplode il caso Balotelli: "datecelo a noi" abbiamo detto ieri con il nostro spirito un po guascone. Come a dire: qui sappiamo come far crescere i campioni (a proposito, sta tranquillo Stefano Okaka: non ti perdiamo docchio). Intanto, domani affrontiamo la Sampdoria, guidata da uno dei pochi su cui la cura Roma non ha funzionato: quellAntonio Cassano che ho amato quanto (forse anche più) di Jeremy e cui oggi, ufficialmente, chiedo di rendermi tutto quellamore malriposto. La sfida sarà anche tra loro due: il genio ritrovato e quello perduto.