Il Capitano contro la Samp, appuntamento col destino

24/04/2010 alle 12:11.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - La partita «che per noi ha un’importanza stratosferica» è arrivata: domani alle 20:45, in un Olimpico stracolmo, il Capitano indosserà la fascia, guarderà negli occhi l’ex amico Cassano, darà uno sguardo alla Sud e un altro alla Monte Mario, dove si sistema la famiglia, e inizierà a giocare. Pronto. A spingere sempre di più la sua gente verso un sogno. In una gara speciale, contro una squadra a cui ha segnato 11 gol in 14 confronti. Non va in gol, Totti, dal 23 gennaio, da quel rigore alla Juventus che aprì la strada al successo di Torino. All’Olimpico, poi, non gonfia la rete dal 22 novembre, quando da solo prese a pallonate il Bari, realizzando una tripletta.

Francesco non ne può più. Vuole tornare al gol e imprimere il suo marchio su un sogno che, giorno dopo giorno, sembra sempre più a portata di mano. La maglia brucerchiata l’ha sempre ispirato, se non altro perché è quella contro cui esordì da titolare, sia in Coppa Italia che in campionato. A dicembre del 1993, si presentò davanti ai giornalisti e disse: «Spero che il signor Mazzone mi faccia giocare». Il mister ascoltò, entrò in sala stampa, e rispose: «A ragazzì, vatte a fa la doccia». Ma poi lo schierò dal primo minuto, così come fece qualche mese dopo in campionato. Era l’inizio di una grande e straordinaria carriera. Che sarebbe potuta andare diversamente se tre anni dopo non stravinse il confronto con Litmanen nel torneo Citta di Roma. Le valigie, preparate grazie all’intuizione di Carlos Bianchi che non vedeva per lui un bel futuro, erano già pronte, i contratti andavano solo firmati, mamma Fiorella si preparava al trasferimento del figlio. Destinazione, neanche a dirlo, Genova. Sponda Samp. Non se ne fece nulla e ognuno a casa sua: Bianchi in Argentina, a Roma. Quella maglia però nel suo destino c’era. Eccome. Alla Samp segnò il gol numero 106, raggiungendo Pruzzo. E poi tanto altro: nel gennaio 2004 realizza una doppietta, con primo gol di testa e secondo di «cucchiaino», parole sue, ad Antonioli, con Mirko che ancora lo cerca per il campo. Il gol a Marassi arriva il 18 febbraio 2005: 1-1, rete sua e di Flachi. Una partita storica, perché è quella che apre le porte al di Spalletti, con Francesco centravanti. L’ultimo pareggio prima dello straordinario record delle 11 vittorie.

La stagione successiva, 2006-2007, è quella della Scarpa d’oro e realizza quattro gol alla Samp, due all’andata e due al ritorno. Tra questi impossibile dimenticare lo straordinario sinistro al volo di Marassi, con tutto il pubblico doriano in piedi ad applaudirlo e Cassetti che si stropicciava gli occhi, dicendo a fine giornata: «Un giorno racconterò ai miei nipoti di aver fatto l’assist per un gol del genere». Inserito dal tra i più belli della sua carriera. Nel 2007-2008 altri due gol: in un posticipo del sabato, giocato a tre giorni da Natale, la Roma vince 2-0 e sul tabellino dei marcatori finisce solo Francesco. Che, da quel giorno, non ha più gonfiato la rete contro la Samp. Domani vuole ricominciare a rispettare la tradizione. Contro quella squadra che tanto ha significato per lui e per questi colori: nell’aprile di 3 anni fa, contro i blucerchiati, la Roma giocò la prima partita dopo Manchester, quando anche solo tornare in campo sembrava impossibile. Sempre contro la Samp il 9 gennaio 1977, per la prima volta fece la sua comparsa il Cucs. E la storia della Roma divenne più bella. Domani può diventarlo ancora di più.