LIBERO (G. DE CHIARA) - Nel calcio, alcune volte, ci si affida ai corsi e ai ricorsi storici per inquadrare una situazione, per fare dei parallelismi che possano confermare lobiettivo che si vuole raggiungere. A Roma, in queste ultime settimane, dopo la fine della lunga rincorsa ai danni dellInter, molti sono andati indietro con la memoria allultimo scudetto vinto nel 2001. Ci sono delle strane analogie tra la squadra del terzo titolo e quella attuale. Per esempio un centravanti che è stato una bandiera della Fiorentina (allepoca Batistuta e oggi Toni) e anche la stessa folta colonia brasiliana. Altri, invece, hanno paragonato la parabola di Ranieri (arrivato con lo scetticismo di molti per sostituire Spalletti che aveva esaurito il suo ciclo giallorosso) con lavvicendamento, negli anni 90 in casa Milan, tra Sacchi e Capello.
Ma perfar sì che tuttoquesto accada, che il sogno dei tifosi giallorossi si avveri (ormai nella parte di capitale di fede romanista si continua a citare soltanto questa frase: non succede, ma se succede... ), oggi pomeriggio allOlimpico bisogna battere la Lazio di Reja e Lotito. Dopo la vittoria di venerdì sera dellInter sulla Juventus, i nerazzurri sono tornati in testa con due punti di vantaggio. La vittoria nella stracittadina riporterebbe i giallorossi in testa di un punto e, a quattro giornate dalla fine secondo molti osservatori, lo scudetto sarebbe quasi assegnato.
Ma la stracittadina capitolina, come tutte le sfide di questo tenore, può essere imprevedibile e per nulla scontata. La Roma è favorita: Ranieri ha fatto un lavoro con i fiocchi. Ha preso una squadra allo sbando (zero punti dopo due partite dopo le dimissioni di Spalletti) e, con 23 risultati utili consecutivi, lha portata al vertice della classifica. Ha rigenerato giocatori che sembravano logorati (vedi Taddei, Perrotta e il sempre acciaccato Juan) e li ha rilanciati, regalandogli nuove soddisfazioni e tanti meriti. Per non parlare dellutilizzo di giocatori praticamente scartati da altre squadre (vedi Burdisso dallInter e Toni dal Bayern) che si sono rivelati fondamentali per il gioco dellallenatore testaccino.
Un po, ed ecco tornare il discorso delle analogie, quelle che fece Capello, la prima volta che sedette sulla panchina del Milan, dopo gli anni trionfali di Sacchi. Nessuno pensava che fabio (praticamente alla prima esperienza) potesse vincere qualcosa con quella squadra ritenuta logora e vecchia. Invece ecco scudetti e una Coppa dei Campioni (si chiamava ancora così) contro il Barcellona allenato da Cruyff. Ranieri, che ha allenato in Inghilterra come Capello, ci crede.
Il sogno di vincere lo scudetto nella sua città lo ha caricato a mille. Entusiasmo che ha trasmesso ai giocatori che hanno dato prova di essere una squadra granitica e compatta, ma anche piacevole da veder giocare: proprio come le squadre di Capello. Lostacolo di oggi sono i cugini laziali: dopo tanti anni, nel derby non ci si gioca solo la supremazia cittadina.