IL ROMANISTA - La scena, solo a immaginarla, fa sorridere. E anche un po emozionare. Marzo 2008, centenario dellInter, cena di gala in un elegante ristorante milanese. Nerazzurro ovunque. Un fotografo entra in sala, vestito di tutto punto. Fa qualche scatto. Moratti lo scruta da dietro gli occhiali.
Il temerario si chiama Corrado Cascone e ha 39 anni. È nato a Erba, vive a Eupilio, piccolo paese in provincia
di Como. Suo padre era di Roma, zona San Giovanni, e gli ha trasmesso la passione per i colori giallorossi.
Che, al telefono, rivendica soddisfatto: «Per me è tutto, non avrei potuto tifare per nessunaltra squadra. Per farvi un esempio, ogni volta che vinciamo metto la bandiera fuori dal balcone e anche quando lavoro la nostra squadra viene prima di tutto». È per questo che alla cena dellInter si è presentato con la cravatta e la spilla della Roma: «Avreste dovuto vedere la faccia di Moratti - ricorda ridendo - uno spettacolo. Il presidente però non è stato lunico ad accorgersene: anche Samuel ha riconosciuto i colori e durante la cena è venuto da me». I due si sono guardati, poi il difensore che nella Roma ha vinto uno scudetto, lha guardato dritto negli occhi e, indicando la cravatta, ha detto: «Roba tosta, eh...».
Corrado racconta ancora di come la passione sia diventata una sorta di secondo lavoro: «Ho fondato un Roma Club che, da un anno, è associato allUtr. Il nome racchiude tutto: "O Roma o niente"». Lorganizzazione
del club comporta fatica e sacrifici, ma col sorriso sulle labbra «e con la gioia nel cuore, perché parliamo della cosa più bella che cè». Domenica però né lui né i suoi soci saranno allOlimpico «visto che con il divieto
di vendita dei biglietti in Lombardia, non abbiamo potuto comprarli» però per il derby già si stanno già
muovendo: «Siamo una ventina e la partita con la Lazio non ce la vogliamo perdere per nessun motivo al mondo. Ancora dobbiamo decidere come e quando scender giù, ma faremo il possibile per esserci».
Lamore per la Roma è ereditario, tanto che Corrado stesso lha trasmesso ai figli: «Ne ho tre e hanno 8, 12 e 15 anni. Ovviamente sono romanisti perché ne sentono parlare dalla nascita, come è stato per me. Essere romanisti quassù non è per niente facile, spesso la gente ti guarda male oppure ti prende in giro. Ma noi non ci facciamo intimidire e orgogliosi portiamo avanti la nostra passione». E se qualcuno li guarda male, come ha fatto Moratti due anni fa, «ce ne famo na ragione».