"Emozione bellissima"

12/04/2010 alle 08:10.

IL ROMANISTA (C.ZUCCHELLI, P.BRUNI) - Noi romanisti non supereremo mai questa fase. Febbre a 90, più tre di recupero. La temperatura sale, dalla mattina, da quelle ore che precedono la partita e che sembrano non passare mai. Ma raggiunge il picco nel secondo tempo di Roma-Atalanta, quando il fischio finale sembra lontanissimo e tutte le paure si materializzano.

Ma dopo "Grazie Roma", cantata a squarciagola da tutti i settori, con tanto di sciarpata come se fosse l’inno iniziale, e qualche sventolio di bandiere per strada, all’Olimpico torna la tranquillità. Nei cuori di ognuno, però, c’è un turbine di emozioni. Per tutti, la prima tifosa, il presidente Rosella Sensi: «Sono emozionata ed agitata, è bellissimo. Il primo pensiero è stato per mio padre. Appena l’arbitro ha fischiato ho pensato a lui. Questa che entra è la settimana del derby ed ha un sapore particolare, non so se ci sarò, ci penserò in settimana. Il primo posto è meritato, come sempre complimenti a tutti compresi i tifosi. L’Olimpico è pieno e siamo tutti felici ». Scudetto? «Non parlo. La Roma deve giocare impegnandosi. Non è una rivincita, so quello che faccio anche con i miei errori». Fuori di lì, poca voglia di parlare. Luca telefona al padre: «Io lo sapevo che oggi avremmo vinto, me lo sentivo, anche se non pensavo che avremmo sofferto così tanto. Nel secondo tempo siamo stati inguardabili, non abbiamo quasi mai tirato in porta. Del derby non ne parlo, ci vediamo a casa». Quella parola, cinque lettere, un lungo brivido in fondo al cuore. «Da mesi dico che il nostro campionato si sarebbe deciso al derby di ritorno - racconta Daniele - ma mi riferivo a un piazzamento . Mai pensavo a questo... Adesso ho paura, tanta. Perché non sopporterei l’idea di perdere contro di loro. Non me ce fate pensa’ ». Marco, invece, è più spavaldo: «Ma non scherziamo, siamo dieci volte più forti. Domenica vinciamo e completiamo l’opera mandandoli in B». Scaramanzia, questa sconosciuta. Paolo manda un sms a un’amica. le parole di Dino Viola: «La Roma non ha mai pianto e mai piangerà: perché piange il debole, i forti non piangono mai. Daje Roma Daje. Non dobbiamo temerli». Anche Clara manda un messaggio: non è a Roma e per la seconda volta quest’anno non ha potuto assistere a una partita all’Olimpico. Ma col cuore c’era. Tanto da scrivere: «Non posso non condividere con voi questo risultato e questa classifica. Daje Roma. Amo voi e la Magica». Un amore puro, assoluto, che non vuole niente in cambio. Un amore così forte che l’Olimpico mostra fin dall’ingresso in campo della Roma e che non si ferma mai, neanche quando, nei primi minuti, si sta in silenzio nel ricordo di qualcuno che non c’è più. Ininterrottamente. Perché finché vedrai sventolar questa bandiera «noi ci siamo», come è scritto su un nuovo stendardo, che fa la sua comparsa proprio mentre la classifica compare sui maxi schermi.

È un attimo, è un boato. Siamo primi. Ma come ci siamo arrivati? alle 17.00? Che abbiamo fatto prima? Prima del fischio d’inizio a piazza Colonna, davanti al Roma Store sono iniziati a materializzarsi i primi tifosi alle 9.30. Facce già distrutte dalla posta in palio come quella di Edoardo. «Sono molto teso, sembro una foglia. Non pensavo si potesse raggiungere l’Inter». Marco, invece, non riesce a pronunciare la parola magica che tutti sperano: tricolore. Luisa, l’unica presenza femminile in mezzo a tanti maschi è l’unica vera lupa: «Oggi tocca sbranarli, voglio vedere tanta rabbia in campo». Non si fida del Milan Stefano: «Sono ottimista ma bisogna stare attenti , il diavolo non muore mai». Alle 11.10, al Roma Store di via Appia Nuova, gli animi dei tifosi sono in subbuglio. La fila per prendere i biglietti comincia a diventare corposa. Alessandro, accompagnato da tre bambini, rigorosamente in abito giallorosso, predica calma: «Oggi sarà la mia seconda volta allo stadio. Avevo pronosticato il pareggio dell’Inter e sono sicuro che oggi metteremo la freccia per il sorpasso. Tutto da copione»: Andrea e Tommaso sono emozionati: «L’atmosfera che si respira qui è straordinaria. Non vedo l’ora di correre allo stadio». Romina, non fa sconti: «Solo una cosa: asfaltiamoli». Tiziano scatta come una molla: «Oggi servono poche parole, solo i fatti. Siamo i veri gladiatori, dimostriamolo». Le ore trascorrono placide, il sole spesso fa capolino sulla à e infuoca lo spirito di chi, anche all’ultimo, correndo al Granteatro, non vuole rinunciare ai sogni di gloria. Massimiliano: «Sento aria di primavera e profumo di impresa». Carlo non fa distinzioni, elogia squadra e società: «Un grande applauso ai giocatori e un immenso grazie a Rosella». Dodo: «Attenzione massima ma come sempre: cuore, grinta e polmoni. Ranieri è la nostra garanzia». Gianluca è l’immagine della felicità: «Impossibile non crederci e tutte le persone presenti qui in fila lo dimostrano».

Tutti hanno di colpo fretta, il tempo corre, la paura di perdersi qualcosa di importante, perchè tutto ora è importante, assume i colori della certezza. Manca poco all’inizio dell’operazione sorpasso. All’interno dello stadio il colpo d’occhio è da far perdere le forze. Ogni momento è buono per gridare. Tutto è assordante come i fischi che accompagnano gli atalantini in possesso palla. illumina il campo e Cassetti è diventato Candela e Cafu insieme. Lo stadio capisce la situazione e incita, ancor più intensamente, i propri gladiatori. Nel frattempo il tabellone luminoso, fido amico nel primo tempo, riprende a lampeggiare con piglio dispettoso. I tre sibili vengono mascherati dalle urla di gioia dell’universo romanista. si accovaccia a terra e getta le braccia al cielo, gli altri si stringono forte e la panchina scatta impazzita verso il campo.Il sorpasso è realtà ma appartiene già alla storia. Manca poco alla fine dell’inizio del sogno. Da ieri non basterà più azzannarli, servirà tenerli ben saldi nelle proprie fauci.