E' ancora Roma-Inter

22/04/2010 alle 12:27.

CORSPORT (A.MAGLIE) - La Roma conquista la finale di Coppa Italia del prossimo 5 maggio. Ma che fatica. L’inferiorità numerica nei dodici minuti finali spiega le soffe­renze soltanto in parte. La realtà è che la squadra di Claudio Ranieri non è quasi entrata in campo ritenendo di poter gestire il vantaggio dell’andata. E se l’Udinese nel primo tempo si è adeguata al tran tran, nel secondo ha alzato i ritmi e ci ha provato anche per­ché l’accesso alla finale le avrebbe ga­rantito un posto in Europa League.

Il tecnico giallorosso ha deciso di da­re un po’ di riposo ai più affaticati ma dopo l’espulsione di Cassetti, l’assenza di Pizarro si è avvertita drammatica­mente perché non c’era nessuno in grado di tenere palla per farla girare. E così la squadra si è progressivamen­te (e pericolosamente) schiacciata da­vanti a Julio Sergio, uno dei pochi che ha fatto per intero il suo dovere. , molto distratto e impreciso, non è riuscito a surrogare il compagno ci­leno. Hanno festeggiato i mille arriva­ti da Roma (segno tangibile del grande entusiasmo che circonda in questo mo­mento la squadra) ma se il brasiliano con il rocambolesco aiuto del palo non avesse impedito a Inler di bissare il vantaggio, probabilmente adesso racconteremmo un’altra parti­ta.

La più strana semifinale del mondo, l’andata giocata quando l’Italia era sot­to la neve, il ritorno con le famiglie che già programmano le prossime vacanze al mare. Bizzarrie di un calendario che il prossimo anno dovrebbe essere un po’ meno bizzarro ma che nel frattem­po ci ha fornito l’occasione di vedere una squadra all’Olimpico con un alle­natore in panchina (De Biasi) e al Friu­li con un altro (il «ritornante» Marino). Essendo incastonata fra due giornate di campionato decisive (la Roma do­menica dovrà difendere il primato contro la Samp, l’Udinese potrebbe conquistare in casa gli ultimi punti va­lidi per la salvezza), la partita ha fini­to per essere vissuta più come un im­paccio che come una occasione. Il ri­sultato dell’andata (2-0 per i gialloros­si) invitava da un lato (la Roma) a una tattica «conservativa» (quindi pruden­te) e dall’altro a perseguire l’obiettivo con una certa misura agonistica anche per evitare guai fisici che in questo pe­riodo della stagione possono avere conseguenze devastanti sul rendimen­to collettivo.

Un rischio, quest’ultimo, che non ha saputo evitare Sammarco, infortunato­si quasi alla mezz’ora del primo tempo obbligando Inler a entrare sul terreno di gioco con qualche anticipo sui pro­grammi di Marino. L’infortunio ha ob­bligato l’allenatore friulano a rivedere un po’ i suoi piani: Isla inizialmente re­gista si è spostato sul centro-destra la­sciando la vecchia posizione al nuovo entrato. Ampio (ma non ampissimo) il turn over realizzato da Claudio Ranie­ri che ha rinunciato a Perrotta, Juan, Pizarro, Vucinic, Menez e . Modu­lo molto « chiuso » ( 4- 4- 1- 1) per fare densità in mezzo al campo e lasciare poco campo alla velocità di Di Natale, Pepe e Sanchez. Per un tempo, a parte un bel tiro a fil di traversa di Asamoah, non si è visto nulla di particolarmente rilevante e se l’atteggiamento della Ro­ma appariva più che comprensibile (il vantaggio acquisito all’andata, la ne­cessità di economizzare energie ner­vose e fisiche), quello dell’Udinese ri­sultava più incongruente.

Lo stesso ragionamento deve aver fatto Marino negli spogliatoi tanto è ve­ro che nella ripresa l’atteggiamento friulano è cambiato e Di Natale ha im­mediatamente gettato alle ortiche una occasione per portare la sua squadra in vantaggio ( posizione ravvicinata, conclusione molto alta). La Roma si avvitava su se stessa con Toni molto falloso, Cassetti disattento, Faty poco calato nel ruolo di esterno sinistro, poco preciso come regista e Bap­tista che maltrattava molti palloni (non era l’unico, a dire il vero). Va bene la prudenza, ma la squadra giallorossa ri­schiava di addormentarsi in campo perciò Ranieri decideva di rinunciare a Toni (in aperta polemica anche con l’arbitro Banti) per Menez (con sposta­mento di Baptista in avanti). Le cose però non cambiavano, anzi l’Udinese cominciava a crederci, inseriva un al­tro attaccante (Corradi) e trovava al 37' il gol con Sanchez (un lungo lancio che Riise controllava malissimo). Poi a complicare ulteriormente le cose prov­vedeva Cassetti facendosi espellere per doppia ammonizione (inutile il se­condo fallo, a metà campo). La partita a quel punto si infiammava e Inler prendeva il palo con un tiro dalla di­stanza (Julio Sergio provvedeva a met­terla in angolo). Poi era solo un lungo assedio e una lunga sofferenza. Verso il fischio finale.