
IL ROMANISTA - Per noi lantagonismo inizia e finisce sul campo. Sfottiamoci fino alla morte, ma finiamola lì. È il nostro appello per Lazio-Roma. Lappello del "Romanista". Di più, è la speranza che il derby si giochi solo sul prato dellOlimpico. E non dentro o fuori, non alla "Palla" come accadeva ventanni fa, non in quei punti attorno allo stadio che le forze dellordine definiscono sensibili.
Laziali e romanisti sono gli stessi bambini che abbiamo sfidato sul Subbuteo, gli stessi rivali a Risiko, gli stessi che a Monopoli si scannavano per Parco della Vittoria. Laziali e romaniste sono le comitive che finiscono in birra una sera di mezza estate o di inizio primavera. La tragedia di Gabriele Sandri aveva avvicinato le nostre curve. Non le aveva rese sorelle ma nemmeno cugine. Né lo potrà mai essere. Anzi, non lo dovrà mai essere. Ci dividono i colori, la storia, il modo di intendere il tifo. Ce lo impedisce il nostro dna di romanisti, ma ancora di più gli 11 anni in B. La Lazio sono quelli di Formello, i burini. Sono quelli che una volta hanno avuto per simbolo una contadina. La Lazio sono gli altri e lo saranno sempre. Perché lo vogliamo noi e lo vogliono loro. Siamo diversi per novanta minuti, certo. Ma solo per novanta minuti. Poi, andiamo ad annegare le nostre ansie o le nostre gioie dentro un buon rosso. Possibilmente, dei Castelli. Ce lo consente lorario, le 18.30. Alle 21, altro che agguati, andiamoci a fare una bella amatriciana.