Dolce Montenegro È Mirko Vucinic l’uomo-scudetto

20/04/2010 alle 11:17.

IL ROMANISTA (L.PELOSI) - Dolce Montenegro. Sapore vero, intenso, ine- briante di una notte da favola che un giorno la futura mamma Stefania racconterà a un piccolo Mirko che non riesce a dormire. Perché i Vucinic non sono gente che dorme di notte. Proprio di notte il futuro papà Mirko ave- va firmato le sue più grandi imprese (Chelsea, Real Ma- drid, Manchester United e altri racconti) e allora dome- nica ha aspettato che calasse il sole

Una bomba. Perfino Riise s’è scansato, lui che di solito fa scansare i difensori. Muslera no, però s’è rifatto le basette. Muslera una volta... a proposito di favole, e vissero tutti felici (Pulici? Avesse incontrato Vucinic, gli sarebbero spariti quei basettoni...) e contenti. Missili e bombe li aveva accanto a 15 anni, mentre cominciava a giocare nel Sutjeska in Serie B, campionato che fu sospeso dopo 21 giornate per l’invasione delle truppe Nato. Oggi guarda al suo passato con gli occhi a fessura con cui dalla collina di Niksic guardava il mare e con cui guarda la barriera della Lazio prima di una punizione. Annoiato come un genio prima dell’esecuzione, apparentemente assente come quando Pantaleo Corvino lo andò a visionare in un provino. Non toccò palla, ma il Lecce lo prese lo stesso. Mirko Vucinic ha preso il treno giusto subito dopo averlo perso. Che è un po’ come segnare il rigore subito dopo che l’ha sbagliato la Lazio. Uomo derby forse è troppo poco, ma oggi che il derby profuma di scudetto è tutto. Vucinic uomo derby lo è a pieno diritto, non solo perché una volta ha segnato tre gol alla Lazio nella stessa partita o perché poche settimane fa aveva vinto un altro derby, battendo il Bari con dedica ai tifosi del Lecce. Ma perché è nato il primo ottobre, lo stesso giorno di Paolo Giovannelli, uomo derby da gol al novantesimo nel 1980.

La doppietta di ieri non stupisce certo il destino, che è anche quello di un uomo scudetto, nato nel 1983 e che ha esordito in A nel 2001 in una partita che significa uno scudetto perso, Roma- Lecce. Mirko Vucinic è una rivincita fatta uomo, un destino scritto su uno scarpino viola. C’è pure lo sponsor che ti fa passare la Nike-fobia. La paura di vincere è passata il primo novembre, un mese dopo il compleanno di Paolo Giovannelli, con quel gol al salutato dai fischi. Quel giorno, la Roma era quart’ultima a 14 punti dall’Inter. Nel frattempo Vucinic ha cominciato a raccontare favole attraverso il pancione della futura mamma Stefania. S’è fatto crescere baffi e barba incolta, li ha fatti sparire come le basette di Muslera. In campionato ha segnato 13 gol, che hanno portato 20 punti alla Roma. Di testa, di piatto, di collo, da fermo, in corsa, di fino. Gli ultimi due, di potenza pura, con quattro passi lenti prima di tirare una bomba. Fu col che tirò la prima bomba. Eravamo alla frutta. Adesso siamo vicini al dolce. Dolce Montenegro.