Dieci anni di Grande Roma

13/04/2010 alle 10:35.

CORSPORT (A. GHIACCI) - Dieci anni da protagonista. Dallo scudetto firmato Capello nella stagione 2000-2001, al primo posto ot­tenuto domenica dopo una rincorsa che ha dell’incredibile. Da dieci stagioni, non c’è che dire, è grande Roma.

 

IN ALTO - Il primo anno dei dieci pre­si in esame è quello del trionfo datato 17 giugno 2001. Una data che tutti i so­stenitori della Roma ricordano alla perfezione. Lo scudetto arriva grazie a una squadra che sembra imbattibile. Difesa ermetica, due ali da urlo, cen­trocampo tutto muscoli e un tridente che non aveva pietà per nessuno. E co­sì Capello - che già l’anno prima aveva dimostrato di poter trasformare la squadra - riportò il tricolore a Roma dopo 18 anni. Il dominio, proprio per la forza dei giallorossi, sembra destinato a durare. Nella stagione seguente però, dopo l’iniziale vittoria in Supercoppa, si manifesta uno dei più grandi rimor­si che si possano immaginare: la Roma spreca tante occasioni per chiudere i giochi e alla fine è “solo” seconda (1 punto sotto la ). Nel 2002-2003 in­vece, gli investimenti non soddisfano Capello: la Roma chiude all’ottavo po­sto dopo una stagione travagliata. Nel frattempo due e una Uefa chiuse rispettivamente al 2º girone di qualifica­zione le (de­cisivi Liverpool e Ajax) e ai quarti l’Uefa (Vil­larreal). L’ultimo anno, il tecnico di Pieris ci vuole provare: c’è di mezzo il Milan però, che toglie qualsiasi spe­ranza- scudetto ai giallorossi già a gen­naio.

 

TRANSIZIONE - Capello, nel 2004, pas­sa alla . Per l’ambiente gialloros­so è una botta tremenda. Viene chia­mato Prandelli, ma lo spogliatoio è una polveriera, e il tecnico di Orzinuovi ne­anche comincia la stagione. Sulla pan­china si succedono Voeller, Sella, Del Neri e Bruno Conti. La Roma rischia di sprofondare e alla fine chiude ottava. La , lasciata in eredità da Capello, fu segnata dall’episodio della monetina che colpì l’arbitro Frisk.

 

RINASCITA - A Trigoria ci si riorganiz­za e l’intuizione, condivisa da tutti, è di affidare il gruppo a Luciano Spalletti. I «comportamenti giusti» regalano il re­cord di 11 vittorie consecutive in cam­pionato (superato l’anno dopo dall’In­ter che arrivò a 17) e un calcio destina­to a impressionare e durare. E infatti, in tre anni, arrivano tre secondi posti (l’ultimo dei quali vede la Roma cam­pione per un’ora all’ultima giornata), due Coppe Italia, due ono­rate fino ai quarti di finale (entrambe le volte fatale fu il Manchester United) e una Supercop­pa italiana. Sono gli anni dell’au­tofinanziamento, della “nuova immagine” e delle continue sfide con l’Inter. E in più arriva­no i risultati. L’anno dopo Spalletti, che già pensava di andare via, fatica in campionato e viene eliminato, sempre dall’Inter, in Coppa Italia. La Roma però gioca anco­ra a memoria: in - la finale si sarebbe giocata all’Olimpico - si ar­rende all’, negli ottavi, solo do­po i calci di rigore.

 

SOGNO - E siamo ad oggi. Spalletti du­ra due giornate, il rapporto è logoro. Viene scelto Ranieri, che così corona il sogno di una vita: guidare la squadra per cui da sempre fa il tifo, il club del­la sua à. E un altro sogno, ora più reale che mai, il tecnico e la squadra sono pronti a regalare ai propri tifosi. E sarebbe la degna chiusura di dieci anni vissuti da protagonisti, sotto l’at­tenta e costante regìa della famiglia Sensi, Franco prima e Rosella poi.