Da Doni a Mexes. Così Ranieri il duro ha rifatto la Roma

20/04/2010 alle 12:54.

CORSPORT (R. MAIDA) - Coraggioso e pragmatico fino al ri­schio estremo: diventare impopolare, all’in­terno e all’esterno dello spogliatoio. L’aveva detto subito, quando si era insediato sulla pan­china della Roma: «Dimenticatevi Spalletti, io sono un altro allenatore. Un martello » . Claudio Ranieri è stato di paro­la. Un esempio? Alla società, che non poteva acquistare cal­ciatori, ha imposto subito un al­tro tipo di investimento: rifare i campi di Trigoria. Obiettivo raggiunto. E gli infortuni sono diminuiti sensibilmente. Ma è soprattutto nei rapporti con la squadra che Ranieri ha saputo meritarsi rispetto e seguito: la necessaria pre­messa per una serie di interventi drastici.



JULIO SERGIO - La sua prima mossa è stata la promozione di Julio Sergio. Il «miglior terzo del mondo» aveva debuttato due gior­ni prima in serie A con Spalletti, contro la Ju­ventus. Ma non c’era Doni, che ancora si sta­va riprendendo dall’infortunio al ginocchio. Ranieri invece lo ha investito definitivamen­te del ruolo di titolare. I risultati sono visibi­li: Julio Sergio è uno dei migliori portieri del campionato. Superiore all’interista Julio Ce­sar, primo della nazionale brasilia­na, ed evidentemente a Doni, il numero due nelle gerarchie di Dunga.



JUAN-BURDISSO - Un’altra scelta definitiva ha portato all’accantonamento di Mexes, uno dei leader del gruppo. Il recupero fisico di Juan e l’eccellente rendi­mento di Burdis­so hanno creato una coppia difen­siva solidissima che Ranieri non ha voluto separa­re. Anzi una volta lo ha fatto, sacri­ficando Burdisso: la Roma ha preso tre gol a Livorno, contro l’ul­tima in classifica. A proposito: proprio la par­tita di Livorno ha chiuso irrimediabilmente anche la porta a Motta, colpevole di una sba­gliata interpretazione del fuorigioco in occa­sione dei primi due gol di Lucarelli. Da quel momento, sulla destra si è visto solo Cassetti.



TOTTI A TORINO
- Con il passare dei mesi, rin­francato e rafforzato dall’incredibile scalata, Ranieri ha capito che era il momento di osa­re.

E così a Torino, contro la , mentre tut­ti si aspettavano l’esclusione di Vucinic ha mandato in panchina . è poi entrato per l’infortunio di Toni, giocando quasi tutta la partita e segnando il rigore dell’1-1, ma per scelta ( tecnica/ precauzionale) era rimasto fuori.




TONI OUT - D’altra parte al Vucinic versione 2010 non si può rinunciare. Se ne è accorto anche Toni, che per motivi di equilibrio tattico è fi­nito tra le riserve contro l’Ata­lanta, la partita del sorpasso. Spianata, guarda caso, da un gol di Vucinic.



DERBY - Arriviamo così all’ulti­mo atto, il più aggressivo: con­tro la Lazio, Ranieri ha provato la formula del tridente pesante, salvo poi ren­dersi conto che non poteva funzionare. E allo­ra cosa ha fatto? Nell’intervallo ha tolto , il capitano romano. Non solo. Visto che rischiava l’espulsione e «sentiva troppo la partita» , ha sostituito pure lui. L’altro ro­mano, l’altro capitano. Nessun allenatore si era spinto così avanti, prima. Al resto hanno pensato Julio Sergio e Vucinic. Ma questa per la Roma di Ranieri non è una novità.