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IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, ancora non sa a chi affidare la panchina della Nazionale dopo il mondiale in Sudafrica, quando Marcello Lippi, a prescidnere dal piazzamento dellItalia nella competizione, lascerà lincarico. I nomi del possibile sostituto esistono e da un pezzo: Ancelotti, Prandelli, Ranieri e Mancini. Non è una classifica casuale. Il primo ad essere contattato è stato il tecnico del Chelsea, lultimo quello del City. Ma nella settimana di Lazio-Roma, è curioso che il ballottaggio chiami in causa
Non bisogna correre troppo, però. I quattro allenatori che piacciono al presidente Abete sono tutti sotto contratto. E due non sono disponibili a interrompere il rapporto con il rispettivo club per guidare lItalia: Ancelotti ha già fatto sapere che non si muove da Londra; Prandelli, se lascerà la Fiorentina, sceglierà la Juventus. Per questo motivo restano Ranieri e Mancini.
La Roma, per la verità, avrebbe voluto già prolungare al suo tecnico il contratto che scade nel 2011, allungando laccordo sino al 2013, ma Claudio sta prendendo tempo, concentratissimo, giustamente, sul finale di campionato.
Roberto, da Manchester, deve ancora dare una risposta. Insomma entrambi ci stanno pensando. La rosa dei quattro nomi eccellenti non dà quindi certezze alla Federcalcio: il successore di Lippi ancora non cè. Così il presidente Abete ha deciso di cautelarsi con una quaterna di riserva: Allegri, Del Neri, Gasperini e Zola, in rigoroso ordine alfabetico. Il primo, esonerato ieri dal Cagliari, è gettonatissimo: piace al Milan, alla Roma e alla Fiorentina. Intanto Lippi apre ad Amauri per il Sudafrica: «Ora che è italiano, posso prenderlo in considerazione. Può venire al mondiale anche chi non gioca bene con il suo club».
E spiega la differenza tra campioni e fuoriclasse: «I primi sono solisti, galli nel pollaio che mettono in mostra le proprie qualità solo in poche occasionino e non aiutano la squadra. Gli altri, invece, non sono bravi solo con i piedi. Hanno grandi qualità in campo e fuori, incarnano i valori della leadership. Come Cannavaro visto al mondiale tedesco».