IL ROMANISTA (D.GIANNINI) - Buenos Aires, Rio De Janeiro, Liverpool, San Paolo, Madrid, Siviglia. Dopo che hai giocato tutti i derby più sentiti del mondo, puoi affrontare quello di domenica sera con una certa tranquillità. Perché, se è vero che la partita dellOlimpico è fondamentale, una delle più importanti di sempre della nostra storia, è altrettanto vero che la Roma può contare su giocatori che sanno come gestire certe situazioni.
A detta di molti, il Surperclasico, il derby di Buenos Aires, è uno dei pochi (insieme allOld Firm di Glasgow) a essere più caldo di quello di Roma. Boca contro River, roba da uomini duri, proprio come Nicolas Burdisso, non a caso soprannominato il bandito, che ha avuto anche modo di segnare durante una di queste supersfide. Anche se era solo unamichevole, se mai può essere definita tale.
Non saranno a strapiombo sul campo come a La Bombonera, ma sono sicuramente di più gli spettatori del derby di Rio tra Flamengo e Fluminense, più semplicemente conosciuto come il "Fla-Flu". Il Maracanà per questo spettacolo si riempie di centomila spettatori. Ne arriverebbero anche di più (il record è del 1963, quando ci furono 177 mila persone) ma per motivi di sicurezza la capienza è stata ridotta. Questo spettacolo impressionante per il nostro Juan era labitudine. Per lui, che al Flamengo cè stato dal 1996 (anche prima se si considerano le giovanili) fino al 2002, i 70mila dellOlimpico sono routine, anche se in una recente intervista ha detto che il nostro derby, rispetto a quello carioca "è di più".
Ma di brasiliani in rosa la Roma ne ha tanti. E anche loro hanno vissuto stracittadine importanti. Come Julio Sergio, che al Santos ha provato le emozioni delle partite contro San Paolo, Corinthians e Palmeiras, la squadra in cui militò Taddei prima di venire in Italia. Forse però, tra i giocatori sudamericani della Roma, il vero uomo derby è Julio Baptista. E non solo per il gol che ci ha dato la vittoria lo scorso anno. La Bestia, infatti, ha giocato solo in squadre che vivono una forte rivalità cittadina. A partire dal San Paolo per passare al Siviglia (lo scontro è col Betis), arrivando poi al Real Madrid (che oltre al derby con lAtletico ha anche la partita col Barça) con lintervallo allArsenal quando affrontò tutte le squadre londinesi della Premier, Tottenham su tutte.
E poi? E poi cè John Arne Riise che, partito dal freddo di Alesund e passato per laristocratica Montecarlo, è arrivato dritto dritto ad Anfield. Che è diventato casa sua per otto anni. Nei quali ha incontrato i rivali dellEverton tante volte. Ma forse la partita contro i "Toffees" che John ricorda con più piacere è proprio la prima, datata 15 settembre 2001, quando mise a segno la sua prima rete con la maglia dei Reds. Riise come Juan, Burdisso come Baptista, i romanisti sanno bene cosè un derby. Lo sapevano anche prima di giocarlo qui da noi. Non sono uguali? Beh, a spiegargli le differenze ci avranno da tempo pensato Totti e De Rossi. Ledesma ha detto che è "la partita della vita". Per quelli dellaltra squadra della città, lo è di certo. Per molti dei nostri giocatori è "solo" la partita più importante e sentita dellanno. E sanno come si fa a superare la tensione, come si fa a vincere.