Una curva lunga novanta minuti

28/03/2010 alle 10:29.

IL ROMANISTA (P. BRUNI) - Un amore senza confini. Roma-Inter in Sud comincia molto prima del fischio d’inizio. Roberto, il nostro compagno di viaggio, è in fibrillazione. Gola secca, mani sudate e sguardo nel vuoto. Il suo animo e quello di migliaia di suoi fratelli romanisti, si scalda quando i giocatori nerazzurri entrano in campo per il riscaldamento: una pioggia di fischi assorda tutto l’ambiente. Quando la Roma fa capolino sul terreno di gioco si alza il coro: “Alè, forza Roma Alè”. Ciccio, così come lo chiamano gli amici, è una molla. Nel frattempo, poco sopra la sua testa viene srotolato il primo

Parte la sfida dei sogni. La tensione annichilisce un po’ tutti. La sua voce è roca ma non vuole rimanere escluso dall’imminente banchetto. Più che una curva sembra un oceano. Un’enorme distesa gallorossa che straripa al gol di . Ciccio sembra un  invasato. Afferra il vicino di posto e insieme vengono sbalzati sei file in basso. Baci e carezze per tutti, sconosciuti compresi.



L’incitamento continua. Più forte e costante che mai: «Correte, scappate, arriva lo squadrone giallorosso. Giallorosso ». Il suo cuore è rigonfio d’orgoglio. Neppure la punizione di Vucinic, respinta da Julio Cesar o la traversa di Samuel, riescono a turbarlo. Nella ripresa i minuti scorrono lenti e l’obiettivo comincia a prendere forma. Al pareggio di Milito, Roberto ha uno scatto d’ira: prende il pacchetto di gomme e le scaraventa a terra. «Non è possibile. Sempre la stessa musica». Lo sconforto, però, è passeggero. Si ricomincia a cantare, sperare, sognare. Inarrestabile, la cover riadattata di “Maledetta primavera” avvolge gli spalti. Sei minuti e Toni riaccende le fantasie. Gol del 2 a 1 e corsa sotto la Sud. Ciccio stavolta è disorientato. Quasi imbabolato. Non  ci crede e si mette le mani nei capelli. L’onda lo sposta ancora più giù, quasi a contatto con le vetrate che separano i seggiolini dal campo. Riguadagnato il posto, si tracanna un altro Borghetti. Ride, scherza ma tiene alta la concentrazione. Non è finita. E lo sa bene. Negli ultimi venti minuti il cronometro sembra non girare mai. Ciccio è nervoso. Stanco. I cori sono ripetutielui, seppurfrastornato, nonpuòmollare. Ilsuocuore si ferma per un istante, quando Milito, in pieno recupero, centra in pieno il palo. «L’avevo vista dentro» confida ad un amico. Roberto, al fischio finale, crolla. Il sogno ricomincia, non si arresta, continua. Le sue fantasie si sfrenano e già  pianifica il viaggio a Bari. Mentre scappa verso lo scooter, afferra il telefonino e chiama Francesca, la fidanzata: «Preparati che sabato andiamo al San Nicola e poi ci fermiamo due giorni  in Salento. Ti amo».