Un gol in finale ad Arco? Significa esordire in "A"

13/03/2010 alle 10:25.

IL ROMANISTA (P.TRIA) - Sono cinque le vittorie ottenute dalla Roma al “Beppe Viola”. L’ultima è quella firmata da Gianmarco Falasca e dai ’93 di Andrea Stramaccioni. Un successo giunto a distanza di cinque anni dall’ultimo trionfo datato 2005, con gli ’88 guidati in panchina da Marco Pedini e trascinati in campo da un giovanissimo Stefano Okaka, autore della rete del decisivo 1-0 contro l’Atalanta. Questi i fatti recenti, ma chi sono stati i protagonisti e come sono arrivate le vittorie in quei successi ormai lontani ottenuti nel 1994, 1998 e 2001? La storia, in questo caso, può insegnarci alcune cose. Il dato che salta all’occhio è che tutti i giocatori giallorossi che hanno messo la loro firma nella finale ad Arco, permettendo così di portare il trofeo a Trigoria, hanno poi esordito in prima squadra con la maglia della Roma, lasciando anche, chi più chi meno, un buon ricordo.

Il match winner che ha avuto meno fortuna nella propria carriera, anche a causa di una serie di infortuni che lo ha perseguitato per lungo tempo, è un giocatore che Bruno Conti conosce bene. Si tratta infatti di suo figlio Andrea, che nella finalissima del 1994 piegò il Milan segnando al 33’ del secondo tempo l’unica e decisiva rete

di quella finale. Un gol pesantissimo che il più grande dei due fratelli Conti, ora in Svizzera al Bellinzona, festeggiò col “piccolo” Daniele, anche lui in campo contro i rossoneri visto che Ezio Sella, il tecnico di quella squadra, gli affidò la regia dei suoi ’77 nonostante giocasse sotto età di ben due anni (Daniele è un ’79). Tre anni dopo quell’esperienza, precisamente il 6 aprile del 1997, Andrea Conti esordì a Cagliari (la futura società di suo fratello Daniele) con la prima squadra, collezionando alla fine due presenze (la seconda con il Perugia) in una stagione travagliata che vide l’esonero di Carlos Bianchi e l’avvento in panchina della coppia Liedholm-Sella.

Quasi un anno dopo il debutto in A del più grande dei fratelli Conti, gli Allievi Nazionali giallorossi hanno centrato il loro secondo successo al “Beppe Viola”, il 24 febbraio del 1998, questa volta grazie alla rete di Maurizio Lanzaro. Il centrale, ora in forza alla Reggina, si pensava fosse un predestinato, tant’è che Zdenek Zeman lo paragonò per caratteristiche a un certo Alessandro Nesta. Le aspettative, alla fine, non si sono confermate tali, ma l’autore del gol nella finale del Beppe Viola vinta contro il Chievo Verona (1-0) si è comunque tolto la soddisfazione di esordire in A con la Roma giocando da titolare ad appena diciassette anni (Piacenza-Roma 2-0 del 9 maggio 1999). Lanzaro, con gli ’81 di Bencivenga, giocò infatti sotto età, così come Gaetano D’Agostino (altro enfant prodige, poi affermatosi in Serie A, che ha disputato e vinto la finale contro

il Chievo).

Il 27 febbraio del 2001 è toccato invece agli ’84 di Ugolotti continuare una tradizione vincente al "Beppe Viola". Diversamente da tutte le altre edizioni vinte, quella volta la Roma s’impose per 2-0 sul Parma grazie all’autogol di Citro e alla rete di Alberto Aquilani. Sì, proprio il Principino giallorosso che guidò una squadra piena di nomi noti come Curci, Ferronetti e Corvia. Per lui l’esordio in A è arrivato il 10 maggio del 2003 in Roma-Torino, poi altre cinque stagioni in giallorosso (intervallate da una giocata alla Triestina) e quindi la partenza per Liverpool.

Seguendo le tracce di questi talenti, la tradizione sembra essere dalla parte di Falasca, il resto però spetta a lui.