Totti, sorrisi & pretattica «Forse non gioco»

26/03/2010 alle 10:09.

CORSPORT - Gioca, non gioca, è come sfoglia­re una margherita. Francesco Totti sorri­de, abbraccia idealmente gli studenti di medicina (« il mio rapporto con i medici? basta, ne ho visti a sufficienza », ha scher­zato), poi pensa a domani, all’Olimpico, al­l’Inter, allo scudetto. Si parla di singoli e squadra, di cellule e tessuto e, a domanda di uno studen­te, mastica: « Ranieri dice che sono una cellula spe­ciale? Visti gli infortuni for­se sono un... cellulino. Ma sto tornando una cellula. Con l’Inter sarà una partita importante, ci tiene tutta Roma... » si blocca, sorride e aggiunge, « quasi tutta Roma... », pensan­do ai tifosi laziali.

E in più, il nodo della questione su cui ha bluffato: « Mmm, non credo di farcela... ». Però si vede che la co­sa non gli va giù, che vorrebbe farcela, che potrebbe essere anche convocato e poi... e poi il destino. Gli studenti acclamano il ca­pitano, uno dice a Ranieri, « fallo giocare con l’Inter », l’uno diventa molti e France­sco, sorridente e arguto, guarda prima gli studenti poi il tecnico, come a dire, « hai vi­sto? dàgli retta... ». Ma il nodo è comples­so, almeno quanto la sfida di domani. è ufficial­mente disponibile e ieri po­meriggio si è allenato in maniera intensa. Sarà con­vocato sicuramente per la gara e dovrebbe andare in panchina. Poi, nel caso uno tra Vucinic, Menez e Toni dovesse risentire degli ulti­mi e ravvicinati impegni, Ranieri potreb­be anche decidere di rischiarlo dall’inizio.



LA PROMESSA
- Poi Roma-Inter è diventa­ta lo sfondo, il corollario, perché si è rilassato in mezzo ai ragazzi, ha scherzato con Ranieri, con gli studenti e con Veroni­ca Maya, la moderatrice. Si vede che sta tornando in forma, anche nell’anima. Ci ha messo la consueta umanità, e si perce­piva in aula. « Dal lato privato ho tutto, una famiglia meravigliosa che vorrei allarga­re ancora. Dal lato sportivo prima di smet­tere vincerò ancora cose importanti con la Roma. Come singolo, un campione da solo può vincere qualche partita, ma solo una squadra può vincere un grande tor­neo come il campionato o la . Come sarò tra 10 anni? Per ora non ci pen­so, sono felice del mio lavoro e del mio am­biente. Sto passando anche del tempo con i ragazzi disabili, ecco, stare con loro mi ha cambiato la vita » .



LE RADICI - è tornato Francesco, per una mattina. E il ragazzo Francesco ha raccontato il suo passato aggiungendo che non si vede nei panni dell’allenatore: « Sono cresciuto nel mito di Giannini, ro­mano e romanista. Volevo seguire la sua strada, giocare con la maglia numero 10 della Roma. Ce l’ho fatta. Farò l’allenato­re come lui? Non penso di poterlo fare, so­no troppo buono... ». Buono ma soprattutto innamorato della sua squadra e della sua à. Lo ha detto tante volte, , ma non si è fatto sfuggire l’occasione raccoglien­do l’assist di uno studente che gli ha chie­sto se fosse stato anche in un’altra à: « Ho avuto la fortuna di indossare la maglia che ho sempre sognato. Non lo ne­go, ho avuto anche la possibilità di cam­biare squadra, ma ho fatto una scelta di cuore restando alla Roma. Mi sento figlio e fratello di ogni romanista. Un calciatore guadagna troppo rispetto a un ricercatore universitario? E’ vero, ma i contratti non li faccio io. Quando ho scelto di restare alla Roma ho rinunciato alla possibilità di gua­dagnare di più, però ho scelto con il cuore ». Per questo lo amano.