
IL ROMANISTA (L. PELOSI) - I grandi campioni nello sport vincono anche senza giocare. Michael Jordan ti guardava in faccia e avevi perso. Alberto Tomba scendeva, era primo e poi faceva cadere tutti gli altri in preda alla paura. Che poi è laltra faccia del coraggio, ovvero ciò che ha trasmesso Francesco Totti ai compagni e a tutto lo stadio ieri sera. Chiamatelo carisma, chiamiamola pure magia. Vederlo lì in panchina, in grado di entrare in qualsiasi momento, era come sapere che in caso di bisogno lì cera la mamma pronta ad aiutarti.
Lurlo che ha accompagnato il suo ingresso in campo (42 giorni dopo lultima volta, primo tempo di Roma-Palermo) è stata la spinta finale per contenere gli assalti dellInter, forse qualcuno ha continuato a soffiare fino a spingere il pallone di Milito sul palo. «Lì ho perso 10 chili» ha detto Francesco a fine gara.
Poi, ripreso qualche grammo, ha affidato i suoi pensieri al suo sito ufficiale: «Nel calcio e nella vita le parole servono a poco, contano i fatti. E questi rimangono e sono indelebili: siamo un gruppo di lavoro straordinario e lo stiamo dimostrando. La vittoria con lInter è un passo importante ma il cammino prosegue: ora pensiamo al Bari. Io mi sento pronto. Al mio rientro tanto per saggiare le mie condizioni gli avversari mi hanno subito fatto il collaudo... Per cui tutto bene no?» Già, come se le sue caviglie e la sua schiena non fossero abbastanza "collaudate".
E servito anche questo, prendersi qualche fallo per far trascorrere qualche secondo in più in quei 10 minuti che sembravano 90 non solo perché Morganti con un recupero lunghissimo stava dando allInter lultima possibilità di pareggiare. Ma perché in quei minuti sè vista una mini- partita di Totti. Capacità di tenere palla, di far salire la squadra, di pescare quel giocatore che nessuno immagina che ci sia mentre lui sa che cè
prima di tutti (Taddei lanciato sulla destra). E poi un tocco sopraffino per cercare Toni in area, qualche altro di una semplicità che sul 2-1 contro lInter diventa fondamentale. E per un atticmo il pensiero va alla favola che con sè scritta per colpa di Morganti. Perché Totti era già in campo quando non è stato fischiato il netto fallo da rigore di Julio Cesar su Brighi. Lavrebbe segnato lui, sotto la Curva Sud, dove poi è andato a festeggiare qualcosa in più di una vittoria. Perché cè poco da fare: quando la Roma gioca con Totti, gioca un po di più. Quando la Roma vince con Totti, vince un po di più. Chiamatelo carisma, chiamiamolo Capitano. Bentornato.