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«Testaccio è la maglia strappata di Toni»

28/03/2010 alle 10:33.

IL ROMANISTA (M. IZZI) - Non ne volevo proprio sapere di uscire dal mio buco. A convincermi a vedere la partita al Roma Club Testaccio, come al solito, è stato mio padre. Lui, testaccino doc, come può torna a Testaccio, figurarsi per una partita che vale lo scudetto. Prendiamo il 3, ancora su suo suggerimento: “Famo prima”. Come era prevedibile non arriviamo più. Finalmente eccoci a Via Mastrogiorgio, poi a Via Giovanni Branca. Su un muro, di quel rosso sbiadito che è uno dei colori irrinunciabili del rione c’è una scritta: «Laziali giù la testa». Quando finalmente arriviamo mancano pochi minuti all’inizio della



Inizia la partita, sono seduto vicino al pittore Carpette, i primi minuti sono avvolti nel trambusto, entra continuamente gente, fino a che qualcuno sibila: “Mettetece er lucchetto a quella porta”. E’ una sofferenza

autentica, ma si riesce a riderne, così quando Castagner, improbabile telecronista, irrompe dal televisore esclamando: «C’è Perrotta che sta facendo una partita molto diversa dal solito», nel buio una voce risponde

per tutti: «Ma che te frega. Ma fatte l’affari tua». Nel trambusto generale Carpette si alza in piedi e inizia a urlare “Gooool, Goool”, concludo senz’altro che è impazzito perché la palla è ben lontana dall’area, poi realizzo che ha due minuscole cuffie, un secondo dopo la sbatte dentro. A quel punto esplodiamo tutti. Mio padre impassibile sembra in attesa del suo turno dal barbiere. Lo guardo stravolto. Nell’intervallo una signora distribuisce fette di torte, rinuncio, non riuscirei ad ingoiare nulla. La signora termina il suo compito, poi, poco

prima dell’inizio della ripresa si allontana: «Non li fate segnà, io me ne vado, soffro troppo». D’istinto vorrei seguirla. In sala tutti se la prendono con Samuel, è lui che ha fatto tremare la traversa? Non si capisce

nulla … si capisce benissimo invece dove voglia andare a parare l’arbitro dopo il pareggio nerazzurro.

Umberto nota che Toni ha cambiato maglia: «Peccato quella strappata faceva tanto Testaccio», ma Luca è lo stesso in sintonia con i numi del Monte dei Cocci e la mette dentro. E’ il delirio, indescrivibile, poi contiamo i secondi, sino al triplice fischio, quando si esce in strada stappando una bottiglia di spumante. «A Testaccio non potevo non vince» conclude mio padre come fosse la cosa più scontata del mondo.