Sono pericolanti come se fossero la Torre di Pisa che però ha più visitatori

10/03/2010 alle 11:36.

IL ROMANISTA (P. MARCACCI) - Per sua sfortuna Sigmund Freud non era Romanista; sarà stato al massimo dell’Austria Vienna: del Rapid sicuramente no, perché una buona analisi richiede almeno cinque anni. Ma non è la psicoterapia il nostro dilemma attuale, anche se persino lo scopritore dell’inconscio oggi si troverebbe alla prese con un dilemma in più, se fosse dei nostri: ma la Lazio?

Messa così è già un bel rompicapo, analizzata in profondità è ancora peggio: cosa preferire, per il loro destino, che per traslato, come direbbe Lotito, è anche

il nostro?
Quanti paroloni, soltanto per chiedersi: è meglio che retrocedano in B o che restino in A con tutte le loro caratteristiche, persino somatiche, che sono comunque da B?

Ponderiamo, con il massimo di logica che possiamo profondere in una questione simile, che inevitabilmente

coinvolge la nostra sfera emotiva. Mettiamo che retrocedano: partiremmo da una base di esperienza che ci farebbe ringiovanire all’istante, nel senso che torneremmo a quando, adolescenti ai primi timidi pruriti sessuali e cambi di voce tipici dello sconquasso ormonale dell’età, avevamo almeno due certezze, in quella

pubertà sconsiderata: il poster di Samantha Fox in camera e la Lazio in B, o al massimo sempre sull’ascensore tra la B e la A: qualcuno, già all’epoca, obiettava che in ascensore avrebbe preferito trovarci la

Fox, ma nella vita non si può avere tutto; anche perché, traducendo il cognome dall’inglese all’italiano, mi ricordo che nessuno dei miei compagni di classe laziali alle medie era furbo come una volpe, tutt’altro.



Torneremmo, quindi, ai fasti di quando recitavamo a memoria "Campobasso-Lazio, Lazio-Cavese, ’i spareggi de ..." come una litania dolce nei confronti dello sfigato della comitiva: oggi, tra l’altro, sarebbe persino più accattivante: "Albinoleffe- Lazio, Cittadella-Lazio, Lazio-Gallipoli, Mantova-Lazio..." e a proposito di quest’ultima partita citeremmo anche lo stracotto d’asina, specialità culinaria mantovana che ci consentirebbe di rispolverare metafore agresti e bucoliche alla Don Buro. Però anche la permanenza in A...Pensate


soltanto ai dopopartita di Lotito, in conferenza (nelle domeniche lasciate libere dai silenzi-stampa, tipo targhe alterne): latinorum, grecismi, litigate a destra e a manca e perifrasi aperte e chiuse soltanto

da Varriale o dalla D’Amico.



Non basta, perché ci sarebbe anche da snocciolare, di domenica in domenica, il loro pericolare, tipo Torre di Pisa, che più sta e più s’inclina, solo che la Torre di Pisa ha sempre avuto più visitatori, anche nei giorni feriali, di quanta gente loro abbiano all’Olimpico, anche nelle partite di cartello: sarà per colpa del fatto che il gioco di Ballardini prima e di Reja ora è comunque più claustrofobico dell’angusto monumento toscano, chissà. Inoltre, in caso di permanenza nella massima categoria, ci sentiremmo tutti un po’ ambientalisti, perché salveremmo quella sottospecie faunistica locale che sono i commentatori laziali, radiofonici e televisivi, tutti accomunabili nella famiglia dei Mauritidi, cioè coloro che per mesi hanno sostenuto che Zarate

fosse forte almeno quanto , inteso non solo come cognome del più grande ma anche come generoso raccolto di allucinogeni, viste le tesi sostenute.

Insomma, alla fine è un bel dilemma, questo del destino biancoceleste, però perché noi ce ne preoccupiamo sin da ora mentre loro non sembrano ancora così consci del fatto che sotto i loro piedi (o zoccoli, visti i tradizionali mezzi di locomozione) si sta schiudendo il baratro?

Eppure, comincia per B...