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Se gli portate un disco da firmare, vi dirà di sì «Ma senza la dedica. Qui si va per la Roma»

20/03/2010 alle 09:44.

IL ROMANISTA (M. IZZI) - "Alla fermata di Belgrado scacciai la tristezza chiedendo: “Che fa la Roma?” – “Vince 2-1” mi fu risposto. C’è sempre qualcuno, in ogni parte del globo che sa cosa ha fatto la Roma". Firmato: Antonello Venditti. Ho saccheggiato l’Archivio della Biblioteca Nazionale per ricostruire il clima giallo-rosso di quel marzo 1960, quando il piccolo Antonello Venditti mosse dalla casa di Via Zara 13 alla volta dello Stadio Olimpico. Proprio in quei giorni Il Tifone aveva bandito un referendum per stabilire la popolarità tra gli atleti romanisti.

 

Il risultato è sorprendente, primo con percentuali bulgare Egidio Guarnacci, seguito da Zaglio, buon terzo Giacomo Losi. Chissà tra gli atleti di quella Roma e di tutte le altre che sarebbero venute dopo quali prediligeva Antonello. Probabilmente i combattenti, quegli uomini a cui dedicherà, anni dopo, un brano come Correndo, correndo: «L’ho dedicato – ha scritto – agli uomini che cadono e poi si rialzano (…). Questo concetto però si estende a tutte le situazioni della vita e non solo a quelle prettamente sportive. E’ una canzone per tutti coloro che hanno vinto le battaglie personali dell’esistenza. Tutti quelli che hanno sofferto, come Rocca, Falcao, , Nela».

 

Sempre in quel marzo 1960 Il Calcio Illustrato preannuncia che la Roma è sulle tracce di Charles: “grazie alla mediazione di Gigi Peronace”. Charles non arrivò, ma Antonello era allo stadio non per i campioni, ma per la Roma. Come quella volta che non avendo i soldi si arrampicò su un albero, dietro la Curva Nord per assistere a Roma – Milan: «Pioveva. Ho sentito la botta di Amarildo, del Milan, la pioggia trasporta i rumori. E c’ho ancora nella mente il rumore di quel calcio, di quel colpo. E la Roma perse. E ricordo questo albero distrutto, perché pioveva, pioveva. E anch’io come lui».

Nel 1972, pochi anni dopo nel brano “Dove”, Antonello canta: «La Roma ha perso domenica e chi se ne frega mancava Spadoni». E’ l’amore rovesciato in rabbia, quante volte dopo una sconfitta mal digerita abbiamo pensato, gridato, le stesse cose? Venditti c’è sempre stato, sempre al suo posto, sopra lo striscione “Roma Capoccia”. Ricordo bene il 12 marzo 1989, quando la Roma subì una poderosa scoppola per 3-0 dall’Inter, nell’intervallo mi presentai lì con la mia sciarpa al collo e l’album “Lilly” sotto al braccio. Si arrabbiò moltissimo, mi disse che lì stavamo per la Roma e basta... e che perdevamo. Poi però mentre già ero sceso con una faccia lunga così, mi venne dietro, mi sfilò il vecchio LP da sotto il braccio e firmò: «La dedica no, perché allo stadio c’è solo la Roma. Capito?». Capito Antonello e sempre forza Roma!