ROMA-INTER: la storia del match

27/03/2010 alle 21:50.

LAROMA24.IT – Ranieri batte Mourinho nella sfida che lancia definitivamente la Roma allo sprint finale per lo scudetto. Nella scelta della formazione e nella lettura della partita. Il portoghese impiega sempre i soliti tredici,quattordici titolari con qualche piccola rotazione, Ranieri invece capisce subito che l’incontro va giocato sulla rapidità degli uomini schierati. Lascia fuori lo spento Taddei di mercoledì, un Mexes in cerca delle migliore condizione e il precario capitano, che però siede in panchina; mette in campo il pendolino Perrotta, Juan la cui predisposizione all’anticipo può frenare le offensive avversarie e innescare il contropiede e lascia gli altri del Dall’Ara.

Mourinho si presenta coll’immutabile 4-4-2 manciniano con centrocampo a rombo e Sneijder perno avanzato dietro a Milito e Eto’o, mentre mister Ranieri dispone i propri giocatori in un retrocedendo che nell’infrasettimanale aveva speso molto negli inserimenti, a favore del rientrante Perrotta, ma soprattutto concedendo molto più spazio al regista Pizarro. Sarà proprio questa mossa che differenzierà la Roma di tre giorni fa e che darà ragione all’allenatore romanista: il cileno dispensa palloni in tutte le direzioni con una velocità di pensiero e un’intelligenza tattica inaudite.

La Roma gioca un calcio eccelso sfruttando l’orchestra diretta dal Pek e la rapidità degli esterni e dei terzini, infatti a fine partita saranno ben cinque i giocatori interisti ammoniti a causa della velocità dei giallorossi (Eto’o prenderà il giallo per proteste e Chivu per un intervento a centrocampo). In realtà i gol nascono da episodi: pasticcio difensivo, fuorigioco non ravvisato e un tiro sbagliato che diventa un assist sotto porta, ma la Roma sembra essere padrone del gioco per tutto il primo tempo, anche dopo il vantaggio precoce, finché nella ripresa lo Specialone invita la difesa a giocare molto più alta e Sneijder a giocare più basso in fase d’impostazione e più alto in fase finalizzativa.

La squadra campione d’Italia si accorcia e conquista metri, non solo fino al pareggio ma continua a occupare la metàcampo avversaria cercando la vittoria anche dopo, come testimonia l’inserimento della terza punta Pandev e come testimonieranno gli ingressi in campo di Chivu (che si piazzerà in difesa permettendo a di salire a centrocampo sull’altra fascia) e Quaresma. Niente da fare.

Quando la Roma riparte in velocità con i vari Riise, Cassetti, Menez, Vucinic lanciati dalla mente pensante di Pizarro l’Inter si trova sempre in difficoltà rischiando di finire in dieci in più di un’occasione, e poco importa dei tre pali. Basti pensare che il primo nasce da una palla inattiva, il secondo da una deviazione e il terzo da una delle poche volte in cui l’Inter è riuscita a costruire qualcosa di importante. Una Roma così tagliente non la si è vista spesso, e il merito va sicuramente a un allenatore in grado di trasformare un gruppo demotivato in una corazzata in corsa per lo scudetto.