Ranieri: "Se l'Inter vuol perdere noi siamo lì pronti"

26/03/2010 alle 08:25.

CORSERA - A Claudio Ranieri dovrebbero dare due stipendi. Uno perché allena bene la Roma: 20 risultati utili consecutivi in campionato (14 vittorie e 6 pareggi) non si ottengono per caso. E uno perché va contro la sua natura ogni volta che deve fare il pompiere quando gli piacerebbe unirsi ai piromani. Lo descrivono come diplomatico e invece è un uomo molto diretto. Ma è romano e romanista. Conosce l’ambiente. E sa che a Roma gestire la pressione è più difficile che altrove.



Trigoria, effetto giorno. C’è il sole. Il profumo dell’erba. Tutto nasce da lì, dal campo. Dove a Ranieri piace stare molto più che in palestra, a differenza del suo predecessore Luciano Spalletti.



Ci sono tecnici che fanno allenare la squadra allo staff o che, prima della gara, sembrano manager prestati allo sport. Lei partecipa con i giocatori al riscaldamento. Perché?

«Perché io vengo da lì. Dal campo. Da calciatore e da allenatore non mi è stato regalato niente. Ho fatto tutte le categorie. La partita, prima e dopo, mi piace goderla tutta».

Roma sogna, ma l’Inter è stata capace di vincere in casa del Chelsea, dominando. Secondo lei, quanti tifosi romanisti pensano che tra le due squadre ci sia una grande differenza?

«Pochi. E invece la gara di Londra mostra la reale forza dell’Inter. Una partita che merita solo complimenti. Questo non vuol dire che partiamo battuti, o che non ci proveremo fino all’ultimo istante. Se l’Inter vuole perdere lo scudetto, noi siamo lì. Pronti e famelici».

si è allenato con il gruppo e i tifosi lo vorrebbero in campo. Ma si può giocare con , Toni e Vucinic?

«Certo. Toni punta centrale, Vucinic che parte da sinistra e che gioca dove vuole. Poi ci vogliono tre centrocampisti che reggano questo modulo».

La Roma li ha?

«Li ha. Ogni modulo è valido, ma la risposta la dà sempre il campo. Il mio compito è calcolare il calcolabile, capire il momento di forma del singolo e della squadra».

Lo sa che lei è il primo allenatore ad aver sostituito tra il primo e il secondo tempo, contro e Palermo? Come glielo ha detto?

«Francesco, ora ti riposi».

Tutto qui?

«E cosa gli dovevo dire? Se il giocatore sa che le tue decisioni sono prese per il bene della squadra, come faccio sempre, bastano poche parole».

Tre pareggi di fila — , Milan e Livorno — hanno fatto pensare che la Roma avesse perso il treno. La squadra sembrava ricaduta, in fase difensiva, in vecchi difetti. Era così?

«Lo avevo detto ai ragazzi: avete perso il pensiero. È stata una specie di ricaduta. Credi di aver metabolizzato certe cose e non ci metti più l’attenzione assoluta. Ora vediamo contro l’Inter, la fine del curvone. Il pezzo di pista più difficile di tutti».

Contro il Milan è stato criticato per una gara troppo attendista...

«Contro il Milan abbiamo fatto il massimo possibile. Ero partito con Perrotta trequartista, per limitare Pirlo in fase difensiva e sfruttare le sue caratteristiche di incursore in fase offensiva. Poi ho visto che sulla nostra fascia sinistra il Milan sfondava. Cosa dovevo fare: cambiare o aspettare di prendere gol e poi cambiare?».

A , come contro il Milan, ha fatto una sola sostituzione, anche se la squadra non era atleticamente brillantissima. Come mai?

«Ci sono situazioni in cui temi di rompere il tuo equilibrio. A ho messo Cerci e Julio Baptista e hanno costruito il 2-0. Non faccio le sostituzioni a comando, mi adatto alla situazione».

In carriera ha lanciato molti giovani: Zola, Terry, Lampard, Mendieta, Farinos, Giuseppe Rossi. Perché a Roma è difficile far giocare con continuità Ménez o Cerci?

«Io non lancio giovani o vecchi. Io faccio giocare quelli che ritengo più utili alla squadra, senza guardare la carta d’identità. Ma mi accorgo se un giovane è bravo. Al Chelsea avevo la coppia di centrali campione del mondo, Desailly e Leboeuf, ma quando vidi John Terry giocare con la seconda squadra non ebbi nemmeno un dubbio».

Chi ha fatto bene con Terry: Capello che gli ha tolto la fascia di capitano o che gliela ha lasciata?

«Da allenatore di club avrei fatto come . Da c.t. inglese, probabilmente, come Capello».

E il caso della sua età? La carta d’identità dice 58 anni, Mourinho dice 70...

«Mourinho, contro il Chelsea, ha fatto un capolavoro...».