«Pizarro un simbolo. Ho voluto la maglia!»

29/03/2010 alle 10:34.

CORSPORT - Questa l'intervista del quotidiano di piazza Indipendenza al direttore tecnico della Roma, Bruno Conti. La Roma ci crede? « Noi dobbiamo credere al nostro lavoro, il nostro obiettivo è la continui tà. Capisco l’euforia dei tifosi, ma già sa bato ci attende un’altra partita tosta, sappiamo che il Bari ci può mettere in difficoltà. Ci vuole normalità nel prepa rare la gara, come con l’Inter e dovremo pensare a una partita alla volta.

La Roma ci crede?

« Noi dobbiamo credere al nostro lavoro, il nostro obiettivo è la continui­tà. Capisco l’euforia dei tifosi, ma già sa­bato ci attende un’altra partita tosta, sappiamo che il Bari ci può mettere in difficoltà. Ci vuole normalità nel prepa­rare la gara, come con l’Inter e dovremo pensare a una partita alla volta. La Ro­ma sta dando prova di grande maturità, veniamo da 21 risultati utili consecutivi. Ranieri ha dato compattezza alla squa­dra, ha rivitalizzato giocatori che dove­vano andare via, trasmettendo nuovi sti­moli al gruppo. Non ci dimentichiamo i quattro anni con Spalletti e i risultati ot­tenuti con lui. Forse quando è andato via Spalletti pensava che i ragazzi non lo se­guissero più. Qualche problemino può esserci stato e Ranieri li ha eliminati».

L’ambiente ci credeva.

« L’ho avvertito dal lavoro svolto in settimana. Ero ottimista. Siamo stato perfetti in tutto».

Alla fine c’è stato l’abbraccio tra lei e Ranieri, entrambi cresciuti nel settore giovanile della Roma, un po’ di anni fa...

« Abbiamo vinto contro una squadra fortissima, da parte dei ragazzi c’è sta­ta una grande prestazione. Dopo il pa­reggio dell’Inter temevamo che si potes­se accusare il colpo, invece la squadra ha continuato a giocare. In quell’ab­braccio c’era tutta la nostra felicità».

In cosa la Roma ha vinto il confronto con l’Inter?

« L’ha vinto il collettivo. Il segreto è stato quello di andare a pressare su qualsiasi portatore di palla. L’Inter, ol­tre al gol, che era in fuorigioco, ha avu­to due altre occasioni, la traversa di Sa­muel e il palo di Milito. Tutta la squadra è stata brava a non far ragionare l’In­ter ».

I nerazzurri alla fine negli spogliatoi si sono lamentati dell’arbitraggio.

«Hanno interpretato certe decisioni di Morganti a loro sfavore. Ma non è stato così, anzi è stato il contrario. A freddo, rivedendo la partita, oltre al gol in fuo­rigioco c’è stato un brutto fallo su Toni e il rigore su Brighi si poteva dare».

Ha visto un’Inter un po’ in calo?

«No, quando viene avanti ha giocatori impressionanti. Io ho visto una grande Roma, che ha avuto la meglio contro un’Inter che ha schierato la formazione migliore. Loro sono sempre davanti, hanno un punto più di noi. Dobbiamo continuare a lavorare, ma i ragazzi sono stati bravi, non si sono lasciati contagia­re dall’euforia. Questo è un grande gruppo, molto unito. Si ride al momen­to giusto, ma in campo si lavora».

La società, nelle due partite prima dell’Inter, contro Udinese e , aveva promesso un premio. Forse un te­levisore o un computer.

«E’ stata una sorpresa del presidente Rosella Sensi. Voleva dare un incentivo ai ragazzi se fossero arrivate due vitto- rie consecutive. I giocatori hanno accet­tato volentieri».

Ha sottolineato i meriti del gruppo. Ma c’è un giocatore simbolo di questa vittoria?

«Posso dire Pizarro, per la continuità, per il peso specifico in questa squadra. E’ un grande professionista, un romani­sta vero e una persona eccezionale. Ho voluto la sua maglia tutta strappata mentre era al controllo antidoping. La voglio tenere per me per ricordare que­sta vittoria. E poi ha il numero sette, lo stesso che avevo io... » .

All’inizio della stagione la società era contestata, qualche critica veniva mos­sa anche nei suoi confronti. E’ arrivato il momento delle rivincite?

«Non cerchiamo rivincite. Sono molto contento della squadra, sappiamo quan­do il nostro lavoro va bene o va male. La mia più grande soddisfazione è rivede­re lo stadio pieno e i tifosi che sono tor­nati a incoraggiare la squadra, invece di parlare di un presidente che ci mette tutto. Il pubblico ci dà un mano e questo è molto importante».

Da giocatore, come viveva la lotta scudetto a poche giornate dalla fine co­me oggi?

« E’ diverso, difficile fare paragoni. Noi eravamo stati sempre davanti. Ora c’è anche il Milan in corsa. In ogni caso bisogna andare avanti partita dopo par­tita e i conti si fanno alla fine. Ranieri ha trasmesso questa filosofia alla squadra sin dal primo giorno».

In questo finale di stagione incande­scente la Roma avrà un in più.

« Tutti hanno dato il loro contributo. Contro il Bari mancheranno Menez e Perrotta. Ma il segreto di questa squa­dra è che tutti si fanno trovare pronti. Faty contro l’Udinese, Cerci, Baptista, Andreolli. Se siamo arrivati fin qui il merito è di tutti».

Toni andrà al Mondiale?

« Ha avuto un approccio incredibile con la Roma e lo dimostra con i gol. ve­diamo cosa decide Lippi».

Mourinho ha detto che siete furbi sul mercato.

« Se essere furbi vuol dire prendere grandi giocatori mi sta bene. Però Pi­zarro nell’Inter giocava poco. Per loro è stata una grande perdita. Come Burdis­so, che è ancora dell’Inter. Per lui ve­dremo a fine stagione».

Sabato a Bari è prevista un’invasione dei tifosi romanisti.

« Sarà una partita delicata, il Bari è una squadra in salute. Abbiamo bisogno dei nostri tifosi per avere una carica in più. E poi abbiamo tante altre sfide con­tro squadre che devono salvarsi e so­prattutto il derby con la Lazio».

Come sta vivendo questo momento?

«Si dorme poco e si fuma molto. Però alla fine mi libero delle tensioni e resta una grande soddisfazione nel vedere la squadra giocare in questo modo».

Con Oriali ha vinto un Mondiale e sie­te amici. Cosa vi siete detti alla fine?

«Siamo stati insieme prima e dopo la gara, con lui e anche con Chivu, che re­sta un caro amico. Abbiamo analizzato serenamente la partita. In certi momen­ti bisogna saper accettare la sconfitta, anche se fa male. Cristian è un ragazzo d’oro, ho sentito dire che sarebbe stato provocato, che noi cercavamo di alzare la palla perchè lui non poteva colpire di testa. Non so se è stato un dirigente del­l’Inter a far uscire certe falsità. Con lui siamo rimasti a lungo a parlare, ha salu­tato tutti i suoi ex compagni. Cercare di deteriorare il nostro rapporto con Chivu significa non accettare la sconfitta».