
GASPORT (A. ELEFANTE) - Quattro matrimoni e un Mondiale. No, non un funerale: perché Adriano non è più «morto» per il calcio, come si era annunciato, e questo lhanno detto gli ultimi mesi al Flamengo e la convocazione di Dunga per Brasile-Irlanda di stasera; ma è il Sudafrica che potrà certificare la seconda vita di questo ex bambino grande e grosso che lotta per diventare uomo. In campo, e fuori dai campi di calcio.
Come padre e figlio Se cè un uomo che lo sta aiutando, quello si chiama Carlos Dunga. Che si è seduto sulla panchina della Seleçao e ha sposato lidea di piazzare il peso dellattacco più osservato del mondo sulle spalle larghe di Adriano; nel frattempo quello si è un po perso eDunga ha trovato laffidabilità e i gol di Luis Fabiano, maal c.t. il progetto balla ancora in testa e il rapporto è rimasto solido a dispetto del tempo e degli inciampi dellImperatore. «Se non ci fosse stato Dunga, probabilmente oggi non sarei qui», raccontava ieri Adriano con occhi riconoscenti. Quei due si vogliono bene come un padre e un figlio e il figliol prodigo, ogni volta che si è rialzato, ha trovato ad aspettarlo una chance.
La chance di stasera Stasera che non cè Luis Fabiano, infortunato, Adriano sente di poter pescare dal mazzo una volta per tutte quella che lo farà salire sullaereo per Johannesburg: «Io ci spero: so che Dunga ha già una base su cui ha lavorato a lungo, ma farò di tutto per convincerlo e sono abbastanza fiducioso». Anche che sia, se lo potrà vivere, un Mondiale diverso da quello del 2006: lo affronterebbe più maturo e sarebbe non più «solo» il lato di un quadrato poco magico, ma il centro di gravità offensivo. Per questo Adriano si sposa bene con il 4-2-3-1 di questa Seleçao. Perché è uno che sa come farsi voler bene prima di giocare e poi quando si gioca: la gente di qualità che arriva da dietro sa che lì davanti cè qualcuno che lotta e apre spazi anche per loro; Dunga sa che Adriano ha nei piedi potenza, ma anche generosità, in testa voglia di gol ma anche capacità di far segnare gli altri: la «bestia» che gli serve per imporre calcio concreto, più che ballarne solo la bellezza.
La sua Italia E sa che Adriano vede questo Mondiale come la spugna con cui tirare un colpo ai suoi ultimi tre anni di gioventù bruciata, lufficio viaggi dove comperare un biglietto di ritorno per il calcio che conta: quello europeo, meglio se italiano. Perché in Italia cè ancora molto di lui, non solo una barca rimessata e una villa sulle colline comasche che non ha mai voluto vendere né affittare. In Italia cè lInter che sarebbe il suo sogno probabilmente impossibile di dimostrare che in fondo lui non è quello che si è pensato che sia; in Italia cè la Roma, che a dicembre è stato un sogno ma a occhi aperti, visto che prima di scegliere il prestito di Toni aveva davvero pensato a Adriano, e la prossima estate chissà. Perché cè ancora tempo, e voglia, di raccogliere quel suo messaggio di qualche giorno fa, «quanto mi piacerebbe giocare con Totti», e una disponibilità ribadita pure ieri: «Devo tanto al Flamengo, ma dopo il Mondiale il mio desiderio è tornare da voi».
Mi sposo davvero Con la Roma sarebbe un bel matrimonio in campo, e meno imprevisto di quello che lImperatore ha programmato prima del Sudafrica, con tanto di documenti già avviati in Brasile: vuole sposare Joana Machado, la regina del samba che ha il nome di Adriano tatuato sul fianco, la modella che laveva stregato, depresso, lasciato ai tempi della famosa fuga nella sua favela e dallItalia. Magari ci tornerà con lei, ora che non ha più bisogno di scappare.