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«No, il rigore del pareggio non c’era»

01/03/2010 alle 09:12.

IL ROMANISTA (D. GALLI) - "Quello di Mexes non è mai calcio di rigore". Lo dice Carlo Longhi, mica l’uomo della strada. Lo dice un ex arbitro internazionale, uno che ha diretto 186 volte in Serie A. «La palla colpisce la gamba, poi il petto e infine il braccio. In base alle regole attuali, questo non è mai rigore». Nella sua moviola a 90° minuto Longhi le chiama regole. In realtà si tratta di interpretazioni. Anzi, di disposizioni. Di consegne. Sono le direttive impartite dal designatore Pierluigi Collina ai suoi fischietti: «Se il pallone sbatte prima su una parte del corpo e poi su una mano anche platealmente, ciò fa sì che l’arbitro debba considerarlo involontario. Se invece c’è un distacco tra il controllo di petto e poi di mano, in questo caso è calcio di rigore».

La dinamica dell’episodio che ha condannato la Roma al pareggio al San Paolo è esattamente quella prevista in astratto da Collina. Il pallone carambola sul corpo di Philippe fino a trovare il contatto con il braccio. Che non è certo protesto in maniera innaturale verso l’esterno. Non si verifica quello che il designatore definisce il "distacco" tra petto e mano. Il rigore non c’era, la Roma è stata derubata. Certo, si può discutere dell’entità del contatto precedente, tra Juan e Quagliarella. Ma il punto è un altro: ci hanno portato via due punti.

Taddei accusa: «Ogni volta che la Roma si affaccia sulle zone alte della classifica succede qualcosa di strano». È furto consumato pure per Vucinic: «Sono molto amareggiato, perché il rigore non c’era. Non c’era motivo per cui Mexes prendesse quel pallone con la mano. E infatti non l’ha presa di mano». Il diesse Pradè non riesce a farsene una ragione: «Non voglio definire inesistente questo rigore, ma almeno dubbio. Almeno». Ranieri si affida invece alla diplomazia: «Per come era posizionato l’arbitro, è un rigore logico». Stranezze? La Roma è stata frenata proprio nella settimana che precede lo scontro diretto con il Milan. Diceva il Cardinale Mazzarino, quattro secoli fa: «A pensar male degli altri si fa peccato. Ma spesso si indovina».