Mexes: "Un rigore inesistente, quel pallone mi ha sbattuto sul petto, sul fianco e sul braccio"

01/03/2010 alle 10:16.

CORSPORT (P. TORRI) - Rodrigo Taddei il più duro, Gian Paolo Montali il più diplomatico. Ma il filo comune del dopo partita giallorosso a San Si­ro è la questione rigore. Certo non quello assegnato per il fallo su Baptista. Ma i due del Napoli, quello non dato e quello assegnato al tramonto della gara che ha trasformato una vittoria di quelle pesantissime in un pareggio con mille rim­pianti e tante arrabbiature.

Passiamo al colpevole o presunto tale, cioè Philippe Mexes. E’ stato il francese a toccare quel pallone con il braccio che ha determi­nato la decisione del rigore finale. Già in campo, dal­l’immediata reazione del francese e di diversi suoi compagni, si era capito che la Roma non era certamen­te d’accordo con la decisio­ne presa dall’arbitro di Bo­logna. Il difensore, ieri vi­sto nell’inedito ruolo di centrale dei tre centrali, lo ha confermato anche nel dopo partita: « Non era as­solutamente rigore, quel pallone mi ha sbattuto sul petto e sul fianco e poi à fi­nito sul braccio ( episodi del genere il designatore Colli­na ha detto chiaramente che non si devono sanziona­re, ndi), ditemi voi se era ri­gore. Ed è un vero peccato che la partita sia finita in questa maniera, perché qui abbiamo lasciato due punti pesanti e, soprattutto, una vittoria che penso avrem­mo meritato. Io mi sono tro­vato bene nel ruolo di cen­trale nella difesa a tre, per me non è stata la prima volta giocare con questo modulo, all’Auxerre ci ave­vo giocato in più di un’oc­casione » .

Concludiamo con il diret­tore Gian Paolo Montali che seguendo la politica del profilo basso, non ha alzato la voce più di tanto: « Noi siamo arrabbiati soprattut­to con noi stessi perché sta­vamo vincendo con due gol di scarto e ormai la partita si stava concludendo. Certo c’è un po’ di rabbia per co­me è finita questa partita, la sbolliremo in ventiquat­tro ore e poi cominceremo a pensare al Milan. Non ci siamo mai lamentati in pubblico sulle decisioni ar­bitrali, non lo facciamo neppure questa volta. L’uni­ca cosa che chiediamo è ri­spetto, lo stesso che noi ab­biamo nei confronti di tutti gli altri » .