La forza di crederci

06/03/2010 alle 10:38.

IL ROMANISTA (S. PACIFICI) - C'è chi, ancora in questi giorni, ci ha chiesto perché ci credete. I greci ci hanno fatto la pelle in casa, il Napoli ci ha incatenato, siamo finiti dietro al Milan che ci sta sopra di tre, l’Inter è tornata a più sette. E stasera ce la giochiamo vis-à-vis, in un confronto che più diretto non si può. Dunque? Dunque è una questione quasi di filosofia: bisogna farlo sempre. Gufo o non gufo, bisogna farlo. Se si vuole, ce lo dice pure l’entusiasmo di chi, anche grazie al calo dei prezzi, sta tornando a riempire l’Olimpico.

Ma è prima di tutto un dovere più alto. E’ il dovere di chi aspira a qualcosa: deve metterci dentro tutte le energie, la passione, la convinzione, fino all’ultima goccia di sangue. Vale per un traguardo sportivo da agguantare, qualunque esso sia, ma vale per tutto il resto, per la vita. Dico solo una cosa: se noi non avessimo creduto fino in fondo in questo giornale, sempre e comunque, oggi non saremmo in edicola, né qui a raccontarcelo, noi a scrivere e voi a leggere. Lascio la direzione del “Romanista” così come l’ho presa: con una emozione forte. Non ho partecipato alla sua nascita, sono arrivato qualche mese dopo. Ma l’ho amato subito. Anche per aver navigato, in passato, in situazioni analoghe: struttura agile, catena di comando corta, frullatore di idee, redazione giovane, finanze appena sufficienti, entusiasmo a mille. E soprattutto tanta voglia di vivere, non di sopravvivere.

 

Di dire qualcosa, non solo di ascoltarla, di porre problemi ma anche, allo stesso tempo, azzardare soluzioni. Qualcuno ha capito il vero volto di questo giornale, altri meno. A me personalmente ha sempre ricordato un felino da chimera: scaltro come una lince, graffiante come una tigre, indipendente come un puma. Ma soprattutto, con sette vite come i gatti. Ed è proprio quella forza di credere nella nostra stessa sopravvivenza, appesa solo alla grinta di ciascuno, che ci ha fatto scavallare tanti momenti critici. E di restare in piedi, persino in un panorama editoriale devastato dalla crisi come quello che abbiamo sotto gli occhi. La mia più grande soddisfazione oggi è (e domani sarà) quella di vedere un cerchio con una “R” arancione far capolino nelle edicole. Lo dico per rispetto di chi ha sempre creduto in un progetto unico (unico veramente eh?, possiamo dirlo a livello planetario), di chi lo ha portato avanti con fatica contando sempre ed esclusivamente su se stesso, di chi ha sgobbato con grande professionalità in questa redazione. A tutti i livelli. Vado fiero di tutto questo e di aver avuto l’onore di dirigere il quotidiano più bello del mondo dedicato ai tifosi più tifosi e più belli del mondo. A Carmine Fotia va il mio augurio più sincero di buon lavoro. E forza “Romanista”.