IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - Lunedì scorso linaugurazione, ieri sera il primo appuntamento. Quello vero, quello che vale il battesimo con la prima partita. Da seguire finalmente tutti insieme, nei nuovi locali del Roma club Testaccio. Manca poco più di mezzora allinizio di Bologna-Roma, quando si sistemano gli ultimi preparativi. Lo schermo è a posto ci si è lavorato tutto il pomeriggio le sedie anche. Alle pareti ancora tanti fiocchi giallorossi: i segni della festa del ritorno a casa, dopo quasi un anno di attesa dalladdio alla sede storica di via Branca. In via Ghiberti ci sono tutti, i soci anziani ma anche i più giovani. E lemozione è tanta.
Lo schermo è a posto ci si è lavorato tutto il pomeriggio le sedie anche. Alle pareti ancora tanti fiocchi giallorossi: i segni della festa del ritorno a casa, dopo quasi un anno di attesa dalladdio alla sede storica di via Branca. In via Ghiberti ci sono tutti, i soci anziani ma anche i più giovani. E lemozione è tanta.
Perché è importante cominciare bene, ma anche perché la partita è delicata. Ha ragione Ranieri. Nessuno pensa allInter, stasera. Ci sono tre punti da portar via dal DallAra. Ad ogni costo, se si vuole che la sfida di sabato resti decisiva. Si parte. Venti secondi ed è già urlo. Strozzato. De Rossi per Menez. Tiro. Peccato. Ci prova Riise, al 5. E Toni, al 10. La tensione cresce. «Daje regà!» riecheggia nella sala. E il 20, cè un fallo in area su Toni. Damato sorvola. «Ahò! Se non è rigore quello!» gridano in tanti.
La squadra cè, ma ogni tanto sembra sbandare. Nella sala, si impreca. Contro larbitro («Ma chi ce lha mandato!?») e contro la telecronaca di Mediaset, che continua a parlare di una Roma che si specchia troppo. «Una partitaccia» è il primo commento alla fine del primo tempo. «La Roma soffre?» dice Armanda, facendo il verso al telecronista, che quella frase lha ripetuta fino alla nausea. «Siamo noi, semmai, che soffriamo». Ha ancora negli occhi la serata di lunedì. «Glielho dati io i fiori a Rosella Sensi» racconta. E quasi si commuove al ricordo. A gruppetti, si commenta. «Io metterei Cerci», dice qualcuno. «No, meglio Baptista» gli fa eco un altro. «Ma occhio, è
diffidato». Si riparte. E si cambia. La voce, ora, è quella di Carlo Zampa.
Molto meglio. Pronti, via. E lurlo, stavolta, è liberatorio. Riise! Ancora lui. Ci si abbraccia. La tensione resta, ma pian piano si allenta. Entrano Cerci e Baptista. Sono proprio loro che confezionano il 2-0. E fatta! Al 90 cè il tempo di festeggiare anche il gol del Parma. E poi, una sola voce: «Inter, ti aspettiamo!».