
IL ROMANISTA - Vincere a Bologna significherebbe restare sulla scia di unInter che subito dopo verrà a farci visita e a quel punto tutto potrà accadere. Dunque massima concentrazione. Cè uno scudetto in ballo, proprio come in quel 23-11- 2003 in cui la Roma conquistò la sua ultima vittoria in casa dei rossoblù. Un 4-0 firmato da Totti, Montella, Cassano e Panucci che la fece restare in scia della Juventus capolista e alla pari del Milan. Alla vigilia del match, infatti, la Juve aveva 23 punti, la Roma e il Milan 21. Fallire il successo a Bologna avrebbe significato perdere terreno dalle rivali, proprio come oggi, quando al posto della Juve troviamo lInter (a +4 e non +2), mentre il Milan è sempre là, come in quel campionato 2003-04 lla fine del quale divenne Campione dItalia togliendo il tricolore proprio alla Roma di Capello, che arrivò seconda.
La Juve, invece, finì terza. Oggi come allora, dunque, a Bologna bisogna vincere, mettendosi alle spalle il cocente 3-1 del 25-9-2004 che spinse Rudi Voeller a rassegnare le dimissioni da allenatore della sua Roma a tre giorni dalla sfida di Champions col Real Madrid e il maledetto autogol di Cicinho al 92 di Bologna-Roma 1-1 dell8-11-2008. Episodi nefasti che sarà il caso di non ripetere, perché oggi cè in gioco il sogno di essere protagonisti fino allultima giornata di un campionato in cui, a questo punto, ogni soluzione è possibile.
E poi stavolta in campo non ci sarà quel Rosetti che la Roma ebbe modo di conoscere agli albori della sua carriera proprio a Bologna, sabato 14-9-2002, in una giornata che per lo sciopero della serie A per una vicenda di diritti televisivi divenne la prima del campionato sostituendosi a quella stabilita dal calendario, poi recuperata il 6 novembre. Finì con la vittoria dei rossoblù per 2-1 e con Rosetti che fischiò in continuazione ammonendo a raffica. Il giorno dopo, nel consueto incontro tra capitani, arbitri e allenatori svoltosi a Fiumicino, ci disse che quello di fischiare troppo era il suo principale difetto e che a causa di questo finiva spesso con linnervosire partite che altrimenti sarebbero state calmissime.
Proprio come gli era accaduto a Bologna! Ma il DallAra fu anche scena di un evento drammatico: lattacco cardiaco che colpì lallora romanista Manfredonia in Bologna-Roma del 30-12-1989. Il termometro segnava -5, il giocatore indossava la maglia n.5 e si sentì male al quinto minuto di gioco. Poi il suo cuore rimase fermo per 5, interminabili, minuti. Una coincidenza di numeri incredibile. A salvarlo da morte pressoché certa furono linossidabile massaggiatore Giorgio Rossi (che gli fece la respirazione bocca a bocca), il dottor Alicicco, il medico rossoblù Nanni e il dottor Naccarella, che sottopose il giocatore a ben quattro scariche di defibrillatore sullambulanza che lo stava portando dal DallAra allospedale Maggiore. Quel giorno si chiuse la carriera di Manfredonia, che era iniziata con lesordio in A allOlimpico del 2-11-1975, con la maglia della Lazio. Lavversario? Il Bologna.