
IL MESSAGGERO - E ormai quasi un mese che la Roma non vince più. Dal 21 febbraio, gara allOlimpico con il Catania. Il digiuno, nonostante la serie utile di diciotto risultati, evidenzia la frenata in campionato, con tre pareggi di fila, alla quale bisogna aggiungere anche leliminazione dallEuropa League. Nel pomeriggio del successo sulla squadra di Mihajlovic, i giallorossi erano secondi con 2 punti di vantaggio sul Milan (che aveva una gara in meno, quella poi vinta a Firenze).
Oggi i rossoneri hanno cinque punti in più e sono a meno uno dallInter capolista. Cè anche un altro dato che testimonia il momento di flessione del gruppo di Ranieri che nellultime sei gare viaggiano alla media di un punto a partita, considerate le quattro di campionato e le due di coppa: 6 punti, contro i 9 dei nerazzurri di Mourinho, crollati in campionato (1 vittoria, 3 pareggi e 1 sconfitta), ma capaci comunque di battere il Chelsea nella gara dandata degli ottavi di Champions.
Alla Roma, attualmente, resta il terzo posto che, bisogna ammetterlo, è comunque risultato prestigioso e soddisfacente, considerato lavvio di stagione fallimentare. Il margine di vantaggio sulle quarte, il Palermo e la Sampdoria, è abbastanza ampio, 7 punti: non dovrebbe essere problematico, a dieci turni dalla conclusione del torneo, mantenerlo per evitare i preliminari di Champions. Così come non sono lontanissime le milanesi, se a Trigoria ancora cè la convinzione di poter lottare per il titolo.
Ma, a prescindere dalla posizione in classifica che non è affatto da buttare, nello spogliatoio giallorosso e anche negli uffici della sede, da qualche giorno e anche prima del viaggio deludente a Livorno, si sta prendendo di petto il problema. Staff tecnico e soprattutto dirigenza voglio capire perché i giallorossi non sanno più vincere.
Come si può notare dalla tabella qui sopra, non è la prima volta che la Roma scivola sul più bello. Al Picchi, domenica pomeriggio, il pari contro la terzultima che si presentava con quattro sconfitte di fila. Uno dei passaggi a vuoto ben noti nella storia, e non solo quella recente, della squadra giallorossa. Ranieri non è solo. Gli fanno buona compagnia il precedessore Spalletti, inciampato pure lui sul Livorno e allOlimpico, e il campione dItalia Capello che perse lo scudetto pareggiando 2 a 2 (in extremis e grazie a due rigori concessi da Collina) a Venezia, nonostante i rivali fossero già retrocessi.
Ma in questo momento non è solo la grande chance buttata al vento contro una formazione tecnicamente inferiore a preoccupare la società giallorossa. Molti gli aspetti finiti sotto la lente dingradimento dei dirigenti: dalle scelte del tecnico (esempio: Burdisso, tra i più in forma, escluso a Livorno) agli errori dei singoli, dalla stanchezza di alcuni titolari alla poca affidabilità delle alternative (Motta e Cerci, tanto per fare due nomi). E, in assoluto, anche lincapacità del gruppo nel gestire il vantaggio, cosa successa in campionato in tre trasferte del 2010: a Cagliari, a Napoli e domenica scorsa a Livorno. Quattro, se si conta pure landata con il Panathinaikos ad Atene.
Oggi inizia probabilmente la settimana più difficile: Ranieri, infuriato con i giocatori nellintervallo al Picchi, deve preparare la gara di sabato sera con lUdinese sapendo che non potrà contare su Mexes, De Rossi, Pizarro e Taddei. Se il primo avrà un degno sostituto in Burdisso, tre-quarti di centrocampo (e di conseguenza il modulo) è da inventare. In più è ancora in bilico Vucinic: è improbabile che oggi, nonostante lultima ecografia al ginocchio sia stata negativa, possa riprendere a faticare accanto ai compagni. Da due giorni, invece, si allena in campo Totti: forzando nella corsa, ma per ora non con il pallone. Lallenatore, prima di convocarlo, aspetta che il capitano si alleni almeno una settimana con il resto del gruppo. Questo per dire che, oltre allUdinese, salterà quasi sicuramente il Bologna, gara in trasferta del 24 marzo. Lobiettivo, ancora non dichiarato, è Roma-Inter, domenica 28. Francesco manca al tecnico e ai compagni: a Trigoria lo considerano luomo in più per la volata finale.