IL ROMANISTA - Ci è andata di lusso, ci dicono nelle stanze dove ogni settimana segnano sulla lavagna le curve buone e quelle cattive, chi va e chi resta, chi la domenica può prendere il treno e chi chi al treno (al tram) ci si attacca. Potevano lasciarci a casa, a noi romanisti, anche dopo Bologna. Così non sarà, e così sia.
Ma è deprecabile pure lerrore inverso. Come si può vietare a una tifoseria intera una trasferta per qualche episodica manifestazione di stupidità? Meglio ancora: come può questo Paese pretendere di ospitare gli Europei di calcio del 2016, di far incontrare sul proprio territorio tifoserie calde come quella inglese, tedesca e olandese, e poi non poter garantire la sicurezza di un Bologna-Roma qualsiasi? Se lo chiedono pure quelli di "Italy candidate, we say no!", una campagna dopinione snobbata dai media ma conosciuta tra gli ultras. Mistero. Non è invece un mistero che lasciare la nostra Roma senza la sua gente significa cominciare da meno uno. Vuol dire partire con lhandicap. La scorsa stagione, nelle nove partite vietate ai romanisti abbiamo vinto una sola volta. A Napoli. Pazienza, non ci giocavamo uno scudetto. Adesso sì. Adesso che ci siamo pure noi, lasciarci a casa per il furto di un prosciutto non è sbagliato. È assurdo.




