E fu col Bologna che... segnò la prima bomba

22/03/2010 alle 08:19.

IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - E fu col Bologna che segnò la prima bomba... Ormai si può anche raccontare così Mirko Vucinic, si può anche cantare con le note di una di quelle hitche sanno di casa. Tre gol, tripletta, hat-trick all’Udinese, tre modi per dirti ti amo, non per ricominciare ma per continuare. Da Udine all’Udinese la Roma non perde una partita di campionato, dal Bologna a Bologna Mirko Vucinic prosegue sul tragitto che ha tracciato. Non è un caso: da quando Vucinic ha fatto il numero 9 per davvero (lui che potrebbe essere anche un 10 o un’ala, tutto quello che gli pare) la Roma ha cominciato a volare.

tracciato. Non è un caso: da quando Vucinic ha fatto il numero 9 per davvero (lui che potrebbe essere anche un 10 o un’ala, tutto quello che gli pare) la Roma ha cominciato a volare.

Sabato sera il cerchio s’è chiuso segnando il suo gol numero 9 in campionato. E’ una prova del destino. Esattamente un girone fa l’attaccante che gioca col pigiama sotto lo smoking non aveva segnato nemmeno una rete, ma manco una, nemmeno per sbaglio. Col Livorno e al Friuli ne aveva divorate almeno un paio, poi arrivò il e bomba o non bomba siamo arrivati a Roma con la prima tripletta. L’altra nella sua carriera l’aveva fatta in un giorno di festa per davvero, ma non perché era primo maggio, piuttosto perché l’aveva segnata alla Lazio: 5-3. Vucinic ha quest’altra caratteristica: non sbaglia un appuntamento. Fa gol solo divini, di una bellezza oracolare (sembrano piovuti chissà da dove) e li fa quasi tutti nelle partite che ti tolgono il fiato, nei momenti in cui manca il respiro.

Contro l’Udine pure il rigore non è stato banale, non tanto per l’esecuzione, quanto per via di un ricordo - l’ - che a nominarlo fa male. Gli altri due sono stati una goduria quasi fisica: un colpo di biliardo - il secondo - il primo un acquerello, un pennello appena intinto nell’acqua, una grazia. E’ passato un girone esatto dal primo gol dell’attaccante che molti definivano bislacco, nel frattempo Mirko Vucinic principe di Niksic s’è fatto crescere i baffi, la barba, poi se l’è tagliata, se l’è lasciata incolta e tutti lì a cercare di capire il pelo e contropelo di un centravanti di razza. L’ultima mezza sciccheria è stata indossare quelle scarpette viola contro l’Udinese colorata come il Borussia Dortmund. Ce n’è da diventare daltonici. E tutti a chiedersi perché? che significato hanno? Quale fata gliele ha regalate? Nessuna e niente, se l’è scelte perché gli piacevano così.

Vucinic è così. Semplice e libero. Da Udine all’Udinese, dal al , quella di Mirko è stata una vera è proprio odissea: 2001 sono i minuti che ha giocato in questo campionato. Duemilauno, tutto ebbe inizio proprio quell’anno, a Roma, ma col Lecce (era il 18 febbraio esordì con il giallorosso sbagliato contro la Roma che sarebbe diventata campione). Barba, baffi e scarpe, oltre ai gol è cambiata soltanto una cosa al 9 che ha superato la prova del 9: il carattere, l’urlo, la presenza, il peso specifico. Se per Claudio Ranieri Mirko Vucinic è diventato insostituibile è perché nel frattempo Mirko Vucinic è diventato un leader. Vero. Oltre alla grazia, al ricamo, ai sapori di corte, ha imparato a sporcarsi, a mettere le mani in pasta, anche a litigare. Oltre alla firma ci ha messo il cuore. E’ che sta per diventare padre. Ed è la forza maggiore. Dal a , 2001 minuti fa l’odissea è compiuta: è un viaggio da papà.