IL ROMANISTA (D. GALLI) - Il fortino adesso scricchiola un po, anche se il 6 marzo ha retto persino agli assalti del Milan - primo pareggio interno in Serie A -, quando non era affatto scontato. Ecco perché sabato con lUdinese andrà difeso e coccolato da tutti i romanisti. Gli stessi di Roma-Milan? Magari. Perché lOlimpico non è solo lunico luogo al mondo dove ti senti amico anche se non ci conosciamo, dove quando segna la Roma in Curva puoi rotolare per cinque file ma mica ti fai male, dove quando centri da bambino è come una magia che ti strega e tinnamora dei suoi colori.
LOlimpico di questa Roma, di questa creazione di Ranieri, è la sorgente dei nostri desideri. È lalcova dove è stata concepita questa classifica da sballo. Qua allOlimpico non si passa. Sotto la collina di Monte Mario ci siamo presi 34 punti su 42, vincendo 11 gare su 14. Come noi nessuno mai, in questo campionato. Per intenderci, lInter e il Milan al Meazza, il Genoa al Ferraris e il Palermo al Barbera hanno fatto bottino pieno dieci volte.
Una in meno della Roma. Solo la Juventus e il Livorno (e con i toscani ormai ci siamo abituati) sono riusciti a forzare la serratura, rapinarci e fuggire. Ma per motivi opposti. Il 30 agosto con i bianconeri era una Roma sbagliata. Era quella di un ciclo finito. Spalletti se ne stava andando via e la Roma pure, se lemorragia non fosse stata fermata in tempo da Rosella Sensi con la decisione più difficile da prendere. Divorzio, si riazzera e si riparte con Ranieri. Ma quando il 25 ottobre allOlimpico arriva il Livorno, Claudio è ancora semplicemente
un semplice sor. Un distinto gentiluomo. Ranieri si prenderà i gradi di generale Patton solo più tardi, quando però, ormai, Tavano avrà completato la sua vendetta di ex. La sconfitta con il Livorno è uno dei rari momenti neri della stagione.
Il nostro stadio è un forziere da accarezzare, un bunker da custodire. Da difendere. Ecco perché lasciarlo sguarnito, sabato, significherebbe arrendersi troppo presto. Vorrebbe dire non credere più a quello per cui ogni giorno lavorano a Trigoria. Il tricolore? Si può, si deve. Tra noi e la capolista ci sono sei punti; tra noi e il Milan, cinque. Calendario alla mano, avvicinarsi alle milanesi è possibile. Abbiamo sei chance, sei opportunità, sei frecce al nostro arco. Si chiamano Udinese, Inter, Atalanta, Lazio, Sampdoria e Cagliari. Sono i prossimi impegni casalinghi della Roma. Facendo len plein, voleremmo a 71 punti. Che non è scudetto, ma aiuta. La partita con i nerazzurri, che sarà chiaramente lo spartiacque del campionato, il punto di non ritorno della stagione romanista, si giocherà peraltro sabato 27 marzo alle 18 e non più domenica sera. La Lega Calcio è stata costretta a cambiare la data dopo la qualificazione dellInter ai quarti di Champions.
Per ora, non ci siamo. A Trigoria dicono che sono stati venduti appena duemila biglietti. Il 6 marzo, con i rossoneri, sono stati oltre trentaseimila. Una distanza siderale. Il dato finale potrebbe compromettere la media paganti, che dopo la quattordicesima gara interna è di 12.855 (un anno fa, alla stessa giornata, era di 12.170). È una curiosità, è statistica, ciò che veramente conta è altro. Sabato pomeriggio lOlimpico deve tornare a essere quello del 6 marzo. Quello di Roma-Milan. Pieno, strapieno, romanista. A Trigoria non ne fanno una questione economica. Hanno replicato apposta gli stessi prezzi popolari del 6 marzo. E in più, stavolta, hanno praticamente regalato le tribune a donne, romanisti con qualche capello bianco e giovanissimi tifosi. Non è una strategia, non serve certo a incassare più soldi. È una richiesta della Roma. È una richiesta damore.