De Rossi più forte del dolore

09/03/2010 alle 10:30.

CORSPORT - Un numero, una ti­bia e una caviglia. Non è il ti­tolo di un film di Aldo, Gio­vanni e Giacomo, ma una ri­sposta. Sì, una risposta, agli interrogativi, peraltro legit­timi, che in molti, da un po’ di tempo, si pongono a pro­posito di Daniele De Rossi. E che si possono sintetizzare in una sola domanda: cosa sta succedendo al biondo di Ostia che non sta giocando ai livelli, altissimi, a cui aveva abituato? Entriamo nel det­taglio della risposta.
Il numero è 301. Cioè le partite che Daniele De Rossi ha giocato dalla stagione 2004-05 a oggi, 249 con la maglia giallorossa, 52 con quella azzurra. Una media, calcolata su sei stagioni, di 50 partite all’anno che, alla fine di questa stagione, può salire a 52. Uno sproposito, soprattutto se prolunga­to



Il numero è 301. Cioè le partite che ha giocato dalla stagione 2004-05 a oggi, 249 con la maglia giallorossa, 52 con quella azzurra. Una media, calcolata su sei stagioni, di 50 partite all’anno che, alla fine di questa stagione, può salire a 52. Uno sproposito, soprattutto se prolunga­to per più an­ni e conside­rando che, oltre agli im­pegni di club, all’interno di questo nu­mero c’è un Mondiale, un Europeo, una Confederations Cup, cosa che vuole dire non aver fatto quasi mai vacanze, cioè non aver mai realmente staccato dal suo lavoro che sarà pure il più bello del mondo, ma che ha bisogno come qual­siasi altro di non essere sem­pre una presenza, giorno do­po giorno, partita dopo parti­ta.



Ha giocato tanto, forse troppo, in questi ul­timi, indispensabile nella Roma, indispensabile per Lippi in Nazionale. E le sue presenze sono tutte presen­ze piene, titolare dall’inizio delle partite alla fine, recu­peri compresi, le non tante assenze accumulate in que­sti ultimi anni sono frutto di squalifiche e di pochissimi infortuni, uno per certi versi inedito, un problema musco­lare al collo che si procurò durante una partita in tra­sferta a Palermo.

Gli infortuni, pochissimi come detto, di , ci portano alla tibia e alla cavi­glia. La destra, per l’esattez­za. Dolorante da parecchie settimane. Dalla vigilia della trasferta di Cagliari, una bot­ta in allenamento, comunque presente sino all’ultimo se­condo al Sant’Elia dove pe­raltro Ranieri sostituì nel fi­nale Pizarro, poi un breve stop per provare a recupera­re, quindi il ritorno in cam­po, stringendo i denti, co­munque presente perché il biondo non è un tipo che si tira indietro, anzi. Solo che, quasi lo sapessero gli avver­sari, su quella tibia e su quel­la caviglia, ha preso una nuo­va botta a , poi pure nei quarantacinque minuti giocati con l’Italia a Monte­carlo contro il Camerun, infi­ne pure sabato scorso, nel­l’anticipo contro il Milan al­l’Olimpico, un’entrata di Bo­nera, sempre lì, ancora lì.



Il risultato non può che es­sere un certamente non al top della condizione atletica che gioca dimen­ticandosi pu­re il dolore, anche per­ché, dopo il problema ai reni che ha avuto qual­che mese fa, non può prendere antidolori­fici e questo certamente non facilita il suo recupero. Il biondo, peraltro, è uno che non si risparmia neppure in allenamento, è sempre tra gli ultimi a rientrare negli spo­gliatoi, Ranieri lo ringrazia ogni volta, ma è un problema gestirlo convincendolo a ri­sparmiare gli straordinari.



L’ideale per consentire a di tornare De Ros­si al cento per cento, sarebbe di fermarlo, farlo recuperare totalmente dal problema alla caviglia e alla tibia, consen­tirgli di tirare un po’ il fiato, cosa che non può fare neppu­re quando ci sono le soste per gli impegni della Nazio­nale perché pure per Lippi è uno di quei giocatori di cui non si può fare a meno. Se a tutto questo si aggiunge che nell’ultimo anno e mezzo, il biondo ha anche attraversa­to, e sta continuando ad at­traversare, un periodo di vi­ta privata non proprio sem­plicissimo, la risposta sul perché sta facendo un po’ fatica a fare , è completa.