
CORSPORT - Un numero, una tibia e una caviglia. Non è il titolo di un film di Aldo, Giovanni e Giacomo, ma una risposta. Sì, una risposta, agli interrogativi, peraltro legittimi, che in molti, da un po di tempo, si pongono a proposito di Daniele De Rossi. E che si possono sintetizzare in una sola domanda: cosa sta succedendo al biondo di Ostia che non sta giocando ai livelli, altissimi, a cui aveva abituato? Entriamo nel dettaglio della risposta.
Il numero è 301. Cioè le partite che Daniele De Rossi ha giocato dalla stagione 2004-05 a oggi, 249 con la maglia giallorossa, 52 con quella azzurra. Una media, calcolata su sei stagioni, di 50 partite allanno che, alla fine di questa stagione, può salire a 52. Uno sproposito, soprattutto se prolungato
Il numero è 301. Cioè le partite che Daniele De Rossi ha giocato dalla stagione 2004-05 a oggi, 249 con la maglia giallorossa, 52 con quella azzurra. Una media, calcolata su sei stagioni, di 50 partite allanno che, alla fine di questa stagione, può salire a 52. Uno sproposito, soprattutto se prolungato per più anni e considerando che, oltre agli impegni di club, allinterno di questo numero cè un Mondiale, un Europeo, una Confederations Cup, cosa che vuole dire non aver fatto quasi mai vacanze, cioè non aver mai realmente staccato dal suo lavoro che sarà pure il più bello del mondo, ma che ha bisogno come qualsiasi altro di non essere sempre una presenza, giorno dopo giorno, partita dopo partita.
Ha giocato tanto, forse troppo, De Rossi in questi ultimi, indispensabile nella Roma, indispensabile per Lippi in Nazionale. E le sue presenze sono tutte presenze piene, titolare dallinizio delle partite alla fine, recuperi compresi, le non tante assenze accumulate in questi ultimi anni sono frutto di squalifiche e di pochissimi infortuni, uno per certi versi inedito, un problema muscolare al collo che si procurò durante una partita in trasferta a Palermo.
Gli infortuni, pochissimi come detto, di De Rossi, ci portano alla tibia e alla caviglia. La destra, per lesattezza. Dolorante da parecchie settimane. Dalla vigilia della trasferta di Cagliari, una botta in allenamento, comunque presente sino allultimo secondo al SantElia dove peraltro Ranieri sostituì nel finale Pizarro, poi un breve stop per provare a recuperare, quindi il ritorno in campo, stringendo i denti, comunque presente perché il biondo non è un tipo che si tira indietro, anzi. Solo che, quasi lo sapessero gli avversari, su quella tibia e su quella caviglia, ha preso una nuova botta a Napoli, poi pure nei quarantacinque minuti giocati con lItalia a Montecarlo contro il Camerun, infine pure sabato scorso, nellanticipo contro il Milan allOlimpico, unentrata di Bonera, sempre lì, ancora lì.
Il risultato non può che essere un De Rossi certamente non al top della condizione atletica che gioca dimenticandosi pure il dolore, anche perché, dopo il problema ai reni che ha avuto qualche mese fa, non può prendere antidolorifici e questo certamente non facilita il suo recupero. Il biondo, peraltro, è uno che non si risparmia neppure in allenamento, è sempre tra gli ultimi a rientrare negli spogliatoi, Ranieri lo ringrazia ogni volta, ma è un problema gestirlo convincendolo a risparmiare gli straordinari.
Lideale per consentire a De Rossi di tornare De Rossi al cento per cento, sarebbe di fermarlo, farlo recuperare totalmente dal problema alla caviglia e alla tibia, consentirgli di tirare un po il fiato, cosa che non può fare neppure quando ci sono le soste per gli impegni della Nazionale perché pure per Lippi è uno di quei giocatori di cui non si può fare a meno. Se a tutto questo si aggiunge che nellultimo anno e mezzo, il biondo ha anche attraversato, e sta continuando ad attraversare, un periodo di vita privata non proprio semplicissimo, la risposta sul perché De Rossi sta facendo un po fatica a fare De Rossi, è completa.