IL ROMANISTA (F. BOVAIO) - Nel calcio dei tempi nostri è ormai prassi giocare le partite di cartello in notturna, perché così vogliono le televisioni, che così fanno ascolti e fatturato. E dato che sono loro a finanziare tutto il movimento con gli ingenti investimenti che effettuano è impossibile dirle di no. Questa moda del calcio in notturna cominciò, dunque, a diffondersi con lavvento delle prime televisioni a pagamento, quelle che i più bravi, già a quei tempi, chiamavano pay-tv. Grazie a loro, noi che eravamo un po a digiuno dinglese, imparammo questo nuovo termine, pay, che presto avremmo cominciato a conoscere benissimo soprattutto perché associato ad una fuoriuscita di denaro dalle nostre tasche per assistere ad uno spettacolo televisivo che fino a quel momento ci era dato gratuitamente.
Non il campionato, per carità, ma tutti gli altri eventi sì, dal tennis allo sci, dai Mondiali agli Europei. Insomma, una sorta di fregatura legalizzata legata al concetto del paghi per vedere. Una roba che al tempo che fu sembrava fosse riservata solo ai guardoni e che invece, dai primi Anni 90 in poi, si è allargata a tutto il panorama televisivo, partendo con i cavalli di battaglia sesso e calcio per poi estendersi al cinema e a tutto il resto. Così sono arrivate le televisioni satellitari, quelle digitali terrestri e le altre diavolerie che ci accompagneranno in futuro e che, se solo capissimo che forse è meglio assistere agli eventi dal vivo anziché in Tv, potremmo pure mandare a quel paese. Ma quanto è più bella la partita allo stadio di quella vista in televisione? Tantissimo, eppure gli stadi si stanno svuotando e i salotti riempiendo e chissà che dietro allimmobilismo sul miglioramento dei nostri impianti non ci sia proprio la volontà di spingerci a stare sempre di più a casa e sempre di meno in giro.
Ma lasciamo queste insane riflessioni al mondo del libero pensiero e torniamo a questo attesissimo Roma-Milan, che più di ogni altra partita si lega al calcio televisivo e notturno dei nostri giorni, visto che proprio contro i rossoneri la Roma colse il suo primo successo casalingo in una gara di campionato giocata di notte per le esigenze delle televisioni a pagamento. Era la sera di sabato 12 ottobre 1996, sulla panchina giallorossa sedeva un allenatore argentino dal cognome italiano, Bianchi, mentre su quella rossonera cera un distinto signore uruguagio dal nome importante, Washington Tabarez. La Roma, fino a quella sera, non aveva vinto neppure
una delle cinque partite giocate in casa come posticipo domenicale serale del torneo, rimediando tre pareggi e due sconfitte, entrambe proprio contro il Milan: 0-2 il 6-2-1994 e 1-2 il 17-9-1995.
Quella vittoria, dunque, fu una specie di liberazione dalla maledizione della notturna e un vero e proprio trionfo, forse lunico della gestione Bianchi. Totti aprì le marcature al 13 con un pallonetto da sogno su uno dei portieri italiani più alti di sempre, Sebastiano Rossi, che ancora oggi lo stesso capitano cataloga come uno dei suoi gol
più belli. Cappioli raddoppiò al 19, mentre Balbo sancì il definitivo 3-0 al 90. Quella vittoria fece da apripista alla caduta di un altro tabù legato alle sfide casalinghe con i rossoneri: la goleada, che ovviamente si verificò con Zeman. Mai prima del suo avvento la Roma era riuscita a sconfiggere il Milan con una valanga di gol così come le accadde il 3 maggio del 98, quasi alla fine del primo campionato del boemo sulla panchina giallorossa.
Un 5-0 che resta una delle più belle partite dellera zemaniana, in cui tutti, ma proprio tutti, i giallorossi resero al massimo delle loro possibilità. Candela filava sulla fascia che era un piacere vederlo; il trio Di Francesco-Di Biagio-Tommasi dominava il centrocampo senza perdere un contrasto; Totti illuminava la scena pur senza segnare gol a raffica. Lallegria delle giocate, delle diagonali e delle sovrapposizioni rese la Roma felice e vincente di fronte ad un Milan spento e annichilito dalle trame dei rivali. Una squadra che fece andare su
tutte le furie mister Capello al punto che, nel dopo partita, davanti ai microfoni chiese scusa ai tifosi rossoneri per la figura umiliante a cui i suoi li avevano sottoposti.
Loro, gli eredi di quelli che vennero chiamati gli invincibili, che beccavano cinque pappine sul campo di una Roma che giocava a memoria. Troppo, decisamente troppo, per un tipo orgoglioso come Don Fabio, tutto difesa, squadra corta ed equilibri. Ma come, si sarà chiesto, io imposto una partita perfetta e loro, i miei giocatori, diventano vittime del gioco di quel boemo e me la fanno saltare in aria? Sì, quel giorno fu così e alla Roma bastò appena un quarto dora per passare in vantaggio con Candela. Poi Di Biagio segnò una doppietta, Paulo Sergio fece la quaterna poco prima del 45 e Delvecchio chiuse la cinquina all83. E per Capello e Galliani fu una vera beffa.




