
IL MESSAGGERO - Il pareggio di Livorno, inteso come sbandata nella corsa scudetto, finisce per essere analizzato al microscopio: errori e orrori, disattenzioni e leggerezze. E la conferma che la Roma non si arrende e, per primo Ranieri, non vuole più sbagliare nelle ultime 10 partite di un campionato apertissimo e non solo per il Milan salito a un punto dallInter, ora più che mai distratta dalla Champions e ospite allOlimpico sabato 27 marzo (ore 18). Si insiste, dunque, sulla sfida di domenica scorsa al Picchi per ritrovare la compattezza dei giorni migliori della nuova gestione tecnica. «Siamo sempre riusciti a fare il contrario di quello che dovevamo: avevamo preparato la gara in un modo, labbiamo giocata in un altro»
Quei tre gol incassati dal Livorno terzultimo proprio non gli vanno giù , dopo settimane passate a Trigoria a cambiare latteggiamento troppo frivolo e di conseguenza fragile della Roma. Così, prima di scendere in campo per il lavoro quotidiano, Ranieri si ferma a lungo con i giocatori nella sala riunioni. Per riproporre il film rocambolesco della gara in Toscana. Partecipano tutti, con lallenatore che sottolinea i particolari di un pomeriggio tatticamente scellerato. Quando gran parte della squadra è già in campo con i preparatori, lallenatore è ancora allinterno dello spogliatoio con i difensori. E durissimo con alcuni di loro. Si agita quando vede le immagini in cui Motta non sale, nelle azioni dei primi due gol di Lucarelli. La staticità del centravanti lo aveva portato a cambiare due giocatori su quattro lì dietro, ma la risposta di Motta e Mexes non è stata quella attesa. Entrambi coinvolti sulla prima rete, con movimenti tardivi.
Si torna nelle zone dombra per spiegare agli interessati che non si possono regalare gol in quel modo. In quelle situazioni, con la difesa schierata. E sempre dallo stesso lato, quello di Juan e Riise per colpa di chi, sulla fascia opposta e quindi in una situazione per gli interessati non di rischio o di pericolo, si impappina e fa saltare gli automatismi. I più semplici. Ranieri a muso duro perché vuole spezzare lincantesimo dei pareggi, tre di fila. Perché sa che la partita di sabato sera con lUdinese senza quattro titolari, soprattutto senza trequarti del centrocampo, è complicata. Possibile un nuovo assetto, il 4-3-2-1: dietro rientrano Cassetti e Burdisso, in mezzo Faty da mediano centrale ma affiancato da Brighi e Perrotta, Baptista e Vucinic (o Menez , se Mirko non ce la farà) qualche metro dietro a Toni. Perché per superare le milanesi conta solo vincere. Pareggiare è come perdere: a Trigoria ora lo sanno tutti.