
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Torno presto, tranquilli. Molto presto». La promessa è di Luca Toni, finita la razione giornaliera di fisioterapia, palestra e piscina. Il centravanti trasmette serenità. Ai tifosi, a Ranieri e ai compagni. E a se stesso. «Sto meglio. Non posso sapere oggi quando sarò pronto, ma sono convinto che non dovrò aspettare troppo.
Ai tifosi, a Ranieri e ai compagni. E a se stesso. «Sto meglio. Non posso sapere oggi quando sarò pronto, ma sono convinto che non dovrò aspettare troppo. Mi piacerebbe esserci con il Palermo». Basta lidea per capire che il recupero sta andando meglio del previsto. La sfida con la squadra di Delio Rossi è vicinissima: tra dieci giorni, sabato 13 febbraio. I medici lo frenano: «Aspetta». Ma sta per tornare in campo. Va di corsa. E prepara lorecchio.
Linfortunio al polpaccio ha rovinato i suoi piani di rivincita. Un imprevisto che è anche una novità: è vero che, nella sua carriera, non si era mai fermato per un problema muscolare?
«Mai. Solo caviglie e tendini. E normali contusioni. Gli stiramenti proprio non li conoscevo. Ormai è andata...».
Ha spiegato tra laltro che il freddo, venendo dalla Baviera e dalla Bundesliga, non centra niente.
«Sì, è così. Ma in questi giorni ci ho ho riflettuto e forse il clima di Torino può aver inciso. In Germania i campi sono riscaldati, quello dellOlimpico, la sera di Juve-Roma, era ghiacciato e al tempo stesso molle. Quindi, brutto».
Era arrivato alla Roma per riabilitarsi in fretta, per ritrovare i gol e la nazionale, per cancellare il lungo periodo da emarginato al Bayern. Aveva solo quattro mesi e mezzo per riuscirci e invece, per linfortunio, ora ha a disposizione meno tempo. Può ancora farcela a riprendersi tutto?
«Se prima dovevo andare a mille allora, vorrà dire che correrò più forte. Andrò a duemila... La voglia è la stessa di qualche settimana fa, anzi di più».
Può rivelare il suo primo obiettivo in questa mezza stagione da romanista?
«Sono qui per vincere qualcosa. Subito. Ho detto che vado di fretta, no? Lappuntamento è al Circo Massimo, lo voglio rivedere pieno».
E andato a vederlo, nei suoi giri da romano?
«Ci sono passato e non lho riconosciuto. Ero in macchina con Daniele, me lo ha indicato lui. Lavevo vissuto con migliaia di persone la sera della festa per il mondiale e senza gente non capivo che ero di nuovo lì».
Sta cominciando a prendere confidenza con la città?
«Bellissima, ma il traffico mi spiazza. Mi muovo la sera, vado a cena in centro con i compagni. De Rossi, Brighi, Andreolli. E quando mi aspettano in un ristorante, mi affido al navigatore. Passo spesso dal Colosseo, mi piace limpatto di Piazza Venezia. Al ritorno finisco sempre al Vaticano, non so perché. Piazza San Pietro è splendida».
E con il suo amico Totti, nemmeno unuscita?
«Ho appena preso casa allEur, quando ero alla Lodigiani abitavo a Grottaferrata, dodici anni fa, già con Marta. Io e Francesco siamo vicini, ci dobbiamo organizzare. Non riusciamo proprio a far coppia...».
Soprattutto in campo.
«Scherziamo tra noi. Siamo convinti che ce labbiano tirata. Fuori prima uno, poi laltro. Ma ci siamo, quasi. E ci divertiremo tutti. Con uno come lui, un fuoriclasse, è facile. Ha lassist nel piede e ti porta via lavversario».
Della Roma conosce tanti giocatori: compagni dazzurro e quelli incrociati da avversario. Qualcuno che ha scoperto a Trigoria e del quale sapeva meno?
«Altri campioni. Pizarro, in assoluto. Juan che non pensavo così forte. Vucinic che non ha solo i colpi dellattaccante: con lui mi trovo alla grande».
E Ranieri?
«Un martello. Chiede concentrazione sempre. A cominciare dallallenamento. Si fa sentire, urla. Perché non vuole troppo entusiasmo, sa che in una settimana si può buttare il lavoro di mesi. Guardate il Milan, in quella scorsa... Poi, da romano, ha anche la battuta. Punta sullequilibrio e sulla compattezza. Ha costruito una squadra solida».
Quando lei ha firmato, la Roma era quarta. Ora è seconda. Si aspettava di entrare in una squadra così competitiva?
«Doveva solo riprendersi dal cambio di allenatore che può creare traumi. Ma il gruppo cè, trascinato dai romani Totti e De Rossi che conoscono gli umori della gente. Ma qui ci sono compagni fantastici. Appena sono entrato nello spogliatoio, mi sono sentito subito a casa».
Pentito di essere arrivato troppo tardi?
«Non potevo presentarmi prima. Il Bayern in estate non mi lasciava andare. E i dirigenti tedeschi sono stati eccezionali, mi hanno aiutato in tutti i modi, rinunciando a tanti soldi. A loro sarò sempre riconoscente».
Perché la Roma di Ranieri e non lInter di Mourinho?
«Ho scelto io. Anche chi mi sta accanto preferiva questa squadra. Resta la soluzione migliore. Se in questi mesi tutto andrà bene e la Roma mi confermerà, a fine stagione andremo dai dirigenti dal Bayer, ci metteremo seduti e troveremo lintesa che fa contenti tutti».
Che cosa le manca di Monaco?
«Il contatto con le famiglie, con i bambini: potevano entrare agli allenamenti. Ti rilassa, anche il giorno della partita. Fa bene a noi e ai ragazzi che vogliono avvicinarsi a questo sport. Sento spesso Ribery, un amico e un campione. Gli parlo in dialetto emiliano, mi risponde in francese o italiano».
Domenica sera la Roma gioca a Firenze.
«E la città dove ho raggiunto il top. I miei due anni migliori, vincendo, primo italiano in assoluto, la Scarpa doro. Con Prandelli sono stato bene, ho un bel rapporto con i Della Valle: mi hanno chiamato, quando non giocavo a Bayern, mi sono stati vicini. La svolta della carriera però a Palermo: sono arrivato in azzurro».
Già, la nazionale: punta sempre al mondiale?
«Se sto bene, perché non dovrei? Lippi mi ha sempre chiamato. Alla Confederations mi presentai non al meglio, per un tendine. Non mi ero allenato con il Bayern, ma avevo sempre giocato, nonostante linfortunio».
Meglio Toni di Amauri?
«Se sceglie lItalia perché il Brasile non lo chiama, non è giusto che sia lui il centravanti. E comunque nel nostro campionato ci sono tanti attaccanti bravi, anche quelli che non giocano nella Juve, nel Milan o nellInter. Se sta in forma Amauri, andrà... Io, comunque, ci provo. E indirettamente Lippi mi ha fatto sapere che mi seguirà».
Cosa ne pensa di Balotelli?
«E forte. Purtroppo paga comportamenti sbagliati del passato. Ora deve rifarsi unimmagine e ci vorrà un po di tempo. Il mio amico Materazzi me ne ha parlato spesso. Ma è un grande attaccante, mi piace molto».
E Cassano? Irrecuperabile?
«Quando è venuto con noi allEuropeo si è inserito bene accanto ad altri campioni. Non so che cosa accade quando sta nei club. Sul suo talento nessuno discute».
Tornando alla Fiorentina: il suo parere sullingenuità commessa da Mutu?
«Inspiegabile. Incredibile. Lui non ha certo bisogno di dimagrire e mi chiedo come mai ha preso quel farmaco. Io gli credo, ma è da stupidi rovinarsi così. Sappiamo che ci sono i controlli, non dobbiamo prendere niente. E come andare a centocinquanta allora contro un muro: puoi anche salvarti, ma rischi tantissimo di farti male. Io ho lansia, invece. Paura che qualcuno ti butti qualcosa dentro una bibita».
Scusi, unultima cosa: parlare di scudetto è fuori luogo?
«Forse è tardi, lInter è forte, ha un bel distacco. Noi giochiamo per il secondo posto che è alla nostra portata e pensiamo alle due coppe. I nerazzurri hanno la mentalità giusta, vincente, sono i migliori... Anche noi, però, siamo forti. Crediamoci».