Ranieri: "Alla Juve qualcuno si sarà ricreduto su di me"

17/02/2010 alle 11:16.

LA STAMPA - Da ripudiato, quando mancavano due giri dalla fine, Claudio Ranieri s’è trasformato in un rimpianto, o comunque in un tecnico da ammirare, almeno per una fetta di gente bianconera: «Mi arrivano molte lettere e messaggi di tifosi juventini, altri mi fermano per ringraziarmi, e non può che farmi piacere». Prodigio per aver portato la Roma lassù, subito dietro l’Inter («di un altro pianeta»), con la Juve laggiù. Sei mesi pazzeschi, passando dai petardi dentro Trigoria a venti partite senza sconfitte, come Fabio Capello. Del record, dice che non gli importa, piuttosto vuol camminare in Europa League, domani sera, ad Atene.



Claudio Ranieri, più bravo lei o i giocatori?

«I giocatori, senza dubbio, sono loro il pezzo importante».



Non esageriamo: qualcosina conterà pure il tecnico.

«Conta il feeling che hai con la squadra, e la fiducia che ottieni. E poi, come sempre, un pizzico di fortuna».



Striscia da imbattuto come Capello: ci pensa al record?

«Mai, davvero. Penso a domani sera, ad Atene. Per andare avanti in Europa League».



Non era una coppetta?

«Chiamarla così sarebbe un errore. E gli italiani dovrebbero imparare ad essere un po’ meno snob. Basta dare un’occhiata alla lista delle squadre: è una Coppa Uefa? E poi dobbiamo andare avanti, noi italiane, per il bene del nostro calcio».



Se la giocherà senza .

«Ha un virus che sta girando: stavolta è toccato a Francesco».



A Firenze il virus fu lei, e a volte lo fu per Del Piero: come si fa a tenere fuori il capitano?

«Prima di tutto viene la squadra, e lo dico sempre nello spogliatoio. So che i giocatori non si leverebbero mai, ma per questo esiste l’allenatore».



Domenica sera è andato a cena fuori come aveva promesso?

(sorride) «Sì. Avevo già preso un impegno».



Mourinho se l’è presa con la .

«C’è un Mourinho mediatico e uno da spogliatoio: e dev’essere bravo, perché non ho mai sentito un giocatore parlar male di lui».



Mourinho o Bettega?

«Per carità, non ci entro».



A lei Mou diede del settantenne.

(sorriso). «Deve stare attento, perché stanno venendo i capelli bianchi anche a lui».



Quanti favori arbitrali arrivano stando sulla panchina della ?

«Non cambia nulla. Gli arbitri fanno errori, come tutti gli uomini, in un senso o nell’altro».



Del Piero sleale, dice .

«E sbaglia: lo conosco e l’ho allenato. Forse, però, quella caduta l’ha un po’ accentuata».



La è ancora un’avversaria per la ?

«Certo. Si riprenderà».



Tocca a Zaccheroni.

«Ha fatto la gavetta, come me. Non capisco perché uno così bravo fosse fuori da tanto».



più forte delle sue?

«Decide il feeling che si crea: e forse quest’anno non s’era formato. Ma non vorrei parlare di cose che non conosco».



-Roma 1-2: ha dimostrato il suo valore?

«Mi arrivano lettere e messaggi di tifosi juventini, c’è chi mi ferma per la strada: magari si sono ricreduti anche altri».



Ribery, Diego, Xabi Alonso, Poulsen: dove iniziò il divorzio?

«Non voglio fare polemiche, davvero. E vorrei fosse scritto chiaro. Tutti i giocatori che sono arrivati o che andarono via dalla lo fecero con l’unanimità di consensi. Se poi alcuni giornali se la presero con me perché ero l’unico uomo di calcio, va benissimo».



Una foto che s’è tenuto di quei due anni?

«Tante. La prima stagione, sorprendente, e la seconda, quando trovammo la compattezza in mezzo alla tempesta. E le vittorie contro il Real Madrid, a Torino e al Bernabeu».



Un giocatore da portarsi ovunque?

«Lasciando stare Gigi (Buffon, ndr), che è un fenomeno, dico Chiellini: anche per il carattere».



Una delusione?

«Da Chiellini. Pensavo mi telefonasse, dopo l’esonero: lo fecero tanti suoi compagni, non lui. Forse era troppo deluso, lui è uno che ci tiene».



Scudetto è una parola messa al bando?

«Sì, non ne parliamo mai, neppure nello spogliatoio».



Disse che per vincere alla lotteria bisogna comunque comprare il biglietto.

«Vero. Però l’Inter è di un altro pianeta. Noi non dobbiamo sbagliare nulla, loro quasi tutto».



Inter prima, Roma seconda: dica le altre due.

«Mi basta così».