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IL ROMANISTA (F. OLIVO) - Ridateci subito lUdinese. Mercoledì prossimo, massimo giovedì. Ma perché per giocare il ritorno dobbiamo aspettare due mesi e più? Questa dilatazione della fase cruciale della Coppa Italia è assurda e falsa una competizione che, a parole, si dice di voler rilanciare. Ma quando mai si è visto che il mitico arco dei 180 minuti attraversi mesi, stagioni, destini, infortuni, squalifiche e tutto quello che può succedere nel periodo? Vi immaginate un replay di un match di FA Cup giocato a questa distanza siderale dal primo round?
In Inghilterra (dove cè un turno unico e si replica in caso di pareggio) non vedono lora di sfidarsi , e scendono in campo tre giorni dopo. Tra giovedì scorso e il 14 aprile saremo tutti un po diversi, chissà se peggiori o migliori, ma certo diversi e questo falsa tutto. Magari qualcuno tra noi si scorderà pure di quellincontro del lontano febbraio con i ventimila pazzi che riscaldarono lambiente grazie alla parola dordine laziale cambia canale. Il rammarico per un calendario tanto bizzarro (e non basta evocare competizioni europee e turni di campionato infrasettimanali per giustificarlo) ha coinvolto anche Montali e Ranieri, che laltro ieri sera, neanche il tempo di rallegrarsi per il successo dellOlimpico ha alzato gli occhi al cielo e con giusto fatalismo ha sospirato: "Chissà come ci arriveremo al ritorno", aggiungendo sprezzante "chi ha scelto di posticipare il ritorno è un genio come Einstein e Marconi".
Qualcuno ricorda che magari passata la Pasqua, il Sor Claudio recupererà Luca Toni, ma è roba da cartomanti. Tutto ciò è talmente futuribile che può darsi pure che a quella data, ci ritroviamo Julio Baptista capo cannoniere, Cicinho che ruba il posto a Maicòn nella Seleçao, Max Tonetto che segna di testa allultimo minuto con la parrucca roscia e, qui si esagera nel paradosso, Menez che sorride.
Scoccia davvero dover dare ragione a Josè Mourinho, il quale accantonati per un attimo i suoi deliri sul complotto anti-Inter, ha preso di mira lorganizzazione della Coppa Italia, definita un casino incredibile. Insomma al di là degli ipotetici beneficiari di questa schizofrenica programmazione, ci chiediamo di che morte vogliono far morire questa competizione, trattata peggio di un triangolare nella riviera romagnola a Ferragosto. Delle due luna: o non gliene frega più niente a nessuno (e allora risparmiateci lindignazione per le tribune vuote e il turnover dei primi turni), oppure si rilancia, magari assegnando un posto in Champions alla vincitrice e formulando un calendario razionale. Con una Coppa Italia diversa ci guadagnerebbero tutti: tifosi, società, compagnie telefoniche che ne hanno comprato il nome, e persino la tv che ne gestisce i diritti.
P.S.: Noi la stella non ce la dimentichiamo neanche se ci fanno giocare il ritorno nel 2050.