LA REPUBBLICA - Il minuto e mezzo di applausi che accompagna l'uscita dal campo di Mirko Vucinic dà la dimensione della vittoria della Roma e della felicità di uno stadio che si gode il momento d'oro della squadra e il sogno di una possibile rincorsa. La festa e i cori a fine gara sono inevitabili dopo una partita di sofferenza, combattuta a tratti, nel finale, anche nervosa. Eppure la gara era iniziata con una pioggia di fischi per Doni che, ad Atene con due interventi non impeccabili, ha messo a rischio la qualificazione agli ottavi di Europa League.
Anche Doni, però, riconquista lo stadio con un'uscita avventurosa e coraggiosa in dribbling su Maxi Lopez e una parata - inutile perchè l'avversario era in fuorigioco - ma perfetta. Alla fine sono applausi anche per il portiere. Così come ha rimediato una standing ovation anche Menez, dopo qualche mugugno di insofferenza per qualche dribbling solitario di troppo.
Bruttissima invece l'estenuante colonna sonora per Sinisa Mihajlovic, troppo ex (ex romanista, ex laziale, ex interista, ex amico di Totti) per essere amato: a lui venivano sottolineate le origini slave in termini non eleganti. A fine gara invece sventola solitario lo striscione "oggi pasta e Cerci" per ringraziare la prova del giovane talento della squadra. Ma alla fine il boato è per lui, Mirko Vucinic, che ha segnato il gol che porta la Roma a 5 punti dall'Inter, che alimenta i sogni di scudetto e le certezze Champions. A Lui lo stadio dedica un minuto e mezzo di applausi.