
GASPORT (R. PALOMBO) - Al netto delle due sconfitte con Genoa e Juventus, gestione Spalletti, la Roma dista dallInter, che ha disputato una partita in meno (a Parma), soltanto 4 punti. E sarebbe a più 3 sul Milan (pure lui con un match in meno, a Firenze), più 6 sul Napoli, più 10 sul Palermo, più 13 sulla Juventus.
Aspettando di vedere quello che accadrà quando Totti e Toni saranno in grado di giocare insieme, tutto è avvenuto con un (prevalente) modulo tattico, il 4-2-3-1, che è proprio quello che rese celebre Spalletti. Dove sta dunque la diversità di Ranieri? A dispetto delletà (Ranieri ha 58 anni, Spalletti 50), nellelasticità. Mentale e materiale. Mentale, perché Ranieri che è un finto indulgente sa coniugare la fermezza col dialogo, la voce grossa con la buona educazione: qualità che gli hanno consentito di gestire il rapporto con lo spogliatoio e quello complicatissimo con la città di Roma in modo sdrammatizzante. Tutto il contrario delle esasperazioni di Spalletti. Materiale, perché Ranieri ha trasferito questa duttilità anche sul campo: oggi chi va a vedere giocare la Roma fatica ad individuare il modulo tattico di riferimento. Perché nella stessa partita, la squadra sa cambiare pelle ormai quasi «in automatico». Da cui il 4-4-2, il 4-3-1-2, il centrocampo col rombo oppure in linea. Tutto il contrario, anche qui, di Spalletti, il cui unico problema (non da poco) diventava quello di mettere una pedina al posto di unaltra nello scacchiere sempre e comunque votato alloneroso (in termini di spesa energetica) 4-2-3-1. Cè solo una cosa che accosta la Roma di Ranieri con quella più bella di Spalletti, ed è leccellente condizione atletica della squadra in questo non breve passaggio della stagione. Una caratteristica che si ripete e che solleva un interrogativo oggi senza risposta: anche questa è farina del sacco di Ranieri o cè dentro qualcosa dellestate di lavoro e mugugni del suo bilioso predecessore?